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Sezione di Cinema

 

BOHEMIAN RHAPSODY

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Bohemian Rhapsody

A 27 anni dalla sua scomparsa, Freddie Mercury viene omaggiato sul grande schermo con il film "Bohemian Rhapsody". Ad interpretarlo Rami Malek, attore già conosciuto per il ruolo di protagonista nella serie tv "Mr. Robot", che afferma “Tutti conoscevano l’aspetto macho, audace e impertinente di Freddie Mercury, ma credo che nessuno conoscesse la sua parte più intima e personale”, decidendo perciò di accettare l'ardua sfida di rappresentare uno dei mostri sacri della musica internazionale.

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L'uscita nelle sale italiane è avvenuta il 29 novembre, anche se il progetto era partito ufficialmente già nel 2010, ma è stata rimandata a causa del rifiuto dell'attore Sacha Baron Cohen di partecipare alle scene. “Ci sono situazioni in cui devi accettare un ruolo perché hai le bollette da pagare, ma poi entra in gioco sempre la sensibilità personale. Io ho sempre voluto fare qualcosa di cui essere orgoglioso, guardandomi indietro. Mi è sempre piaciuto essere sfidato come artista e cerco di collaborare con persone che, ancora più di me, amano le sfide. Con Mr. Robot credo di aver ottenuto questo risultato. A maggior ragione con Freddie, una persona che ha avuto una fortissima influenza su moltissime persone e che, oltre a essere un musicista rivoluzionario, è stato un uomo alla ricerca di un senso di appartenenza ed è riuscito a trasmetterlo al pubblico”: con queste parole Malek ha abbandonato la tenuta da hacker e ha indossato la canottiera bianca e il giubbotto di pelle che tutti conosciamo.

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La pellicola tratta i primi quindici anni del gruppo, dalla nascita avvenuta nel 1970 fino al concerto Live Aid del 1985, evitando quindi di rappresentare gli anni più difficili del cantante e anticipando di conseguenza la data della scoperta della sua malattia.

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Questo è solo uno degli errori che, ahimè, troviamo. Infatti, l'incontro con quella che sarebbe diventata la sua compagna, Mary Austin, è stato velocizzato e la loro relazione un po' romanzata, senza mai fare cenno al fatto che la donna avesse da poco frequentato Brian May. Il bassista John Deacon compare già nel concerto del 1970, anche se è entrato successivamente a far parte della band e il motivo per cui compare poco nel film rispetto agli altri componenti va ricollegato ad alcune discussioni con May e Taylor. Secondo John, infatti, i Queen sono finiti con la morte di Freddie. Il personaggio di Ray Foster, il dirigente della casa discografica EMI, si rivela essere un insieme di più persone che hanno realmente disapprovato alcune scelte della band, ma che non sono mai giunte ad annullare il contratto stipulato. Così come la maggior parte dei conflitti che troviamo nel film è fittizzia, soprattutto quelli che riguardano Paul Prenter e John Reid. Per quanto riguarda la scena in cui Freddie prende la decisione di incidere un album da solista, essa è stata fortemente voluta dagli altri membri della band, anche se non si tratta di un momento di distacco netto come vediamo nel film, perchè anche Brian May era impegnato in un progetto simile. Quindi il Live Aid non segna un momento di riappacificamento, perchè i Queen avevano inciso l'album The Works e fatto un tour in Giappone poco prima. Durante il concerto vediamo che le donazioni raggiungono il picco in concomitanza con la loro esibizione, ma in realtà questo aspetto è stato leggermente ingigantito per enfatizzare l'impatto che ebbe sulla folla. A differenza di quanto vediamo sul grande schermo, Freddie non fece mai coming out con la famiglia e il compagno Jim Hutton era conosciuto come il suo giardiniere. La loro relazione viene appena accennata, mentre le esperienze bisessuali del cantante dopo la rottura con Mary vengono completamente omesse.

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Nonostante queste modifiche, il film ha riscontrato un enorme successo, sicuramente favorito dalla perfomance eccezionale di Rami e dallo sforzo compiuto per cercare di impersonare il cantante senza apparire ridicolo. Risultato che è stato ottimamente raggiunto. "Ho cercato un punto in comune per identificarmi con lui, pensando a questo giovane nato a Zanzibar, andato a scuola in India, poi tornato a Zanzibar da dove poi è fuggito insieme alla famiglia a causa di una rivoluzione e quindi approdato in Inghilterra. L’ho considerato come una persona alla ricerca di un’identità, come me che sono americano di prima generazione con una famiglia che viene dall’Egitto. L’idea di cercare di capire un essere umano alla ricerca della sua identità, anche come identità sessuale" spiega il protagonista.

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Assistiamo quindi allo sviluppo della band e alla nascita di alcune canzoni iconiche, tra cui We Will Rock You, Love of My Life e ovviamente l'omonima Bohemian Rhapsody. “Mi sono immerso in quello che lui era, facendo un anno e mezzo di lezioni di piano, di canto e con un coach che mi ha permesso di fare miei i suoi movimenti ed esprimermi con il suo accento. In ogni scena cercavo di pensare come lui, agire come lui e non è stato semplice”.

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L'apice viene toccato con la ricostruzione del Live Aid grazie alla collaborazione di Brian May e Roger Taylor. “È stato molto difficile ricreare il concerto nel modo più preciso possibile, ma io non volevo fermarmi prima di raggiungere la perfezione”, perciò “siamo saliti sul palco iniziando a provare le varie canzoni e ho chiesto al regista e al direttore della fotografia di poter girare il concerto tutto insieme, dall’inizio alla fine. Così hanno montato diverse gru con tante macchine da presa, ed erano presenti numerosi veri fan dei Queen come attori non protagonisti. Abbiamo cantato tutto in sequenza come nella realtà, con un crescendo di energia, una carica che veniva da dentro e ho capito meglio cosa avesse significato per Freddie e per la band quel concerto".

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ANIMALI FANTASTICI: I CRIMINI DI GRINDELWALD

UNA VIOLAZIONE DELLA SAGA ORIGINALE?

 

SPOILER ALERT

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Animali Fantastici
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Finalmente è uscito nelle sale l'attesissimo secondo capitolo di "Animali fantastici e dove trovarli", per la regia di David Yates, un film che ha subito diviso il pubblico in due schieramenti: chi lo ha odiato, e chi lo ha apprezzato.

A quale categoria appartiene questa recensione? Alla prima, sebbene con rammarico, perchè il film, nel suo insieme, non è totalmente negativo. E lo scopo di questa recensione è proprio analizzarlo per trovare ciò che lo rende degno di essere visto, e cosa invece lo rende un delitto per il mondo potteriano.

Già la direzione del film da parte di David Yates non presagiva nulla di buono dopo che il regista aveva diretto Harry Potter dal quinto film in poi; tuttavia, con il primo film di "Animali Fantastici", aveva avuto modo di riacquistare punti presso i fan, punti che sta perdendo con rapidità dopo l'uscita nelle sale del secondo film, come un Grifondoro a lezione di Pozioni. Tuttavia, la colpa non è imputabile solo a Yates.

 Ma andiamo con ordine.

Di per sè, il prequel "Animali fantastici" è stata una strategia vincente per mantenere vivo l'universo di Harry Potter, introducendo il personaggio di Newt Scamander e tutto il suo mondo di creature fantastiche: infatti il primo film è incentrato sul suo viaggio in America alla ricerca di nuovi animali magici. Che poi il viaggio sia il pretesto per raccontare la salita al potere di Grindelwald è un altro discorso, ma comunque tutto ciò che riguarda la prima guerra magica nella saga originale della Rowling era stato solo accennato, perciò il prequel si rivela interessante. Nel secondo capitolo di "Animali fantastici" vediamo quindi come Grindelwald prenda potere, come si muova dietro le quinte per raccogliere seguaci, e come cerchi Credence per sconfiggere Silente.

Il problema è che tutto questo non è l'elemento centrale del film, bensì qualcosa che appare come marginale, insieme al personaggio di Newt e ai suoi animali. Il vero protagonista di questo capitolo è il mistero che sta dietro a Credence: chi è, a quale famiglia appartiene, e perchè Grindelwald lo vuole così tanto. Eppure, il personaggio di Credence appare per pochissime scene: è la sua storia ciò che ha spazio nel film, non lui. Per tutta la visione lo spettatore viene convinto che Credence sia il fratello di Leta Lestrange, l'ultimo erede maschio della potente famiglia Purosangue. A meno di mezz'ora dalla fine scopriamo che non è così. E la domanda sorge spontanea: "perchè allungare il tutto in questa maniera?". Vengono inseriti, per dare spazio alla sottotrama sul passato di Leta, una serie di personaggi secondari alquanto inutili, insieme ad un lungo spiegone che non fa altro che appesantire la trama e porta lo spettatore a chiedersi: "Okay, e quindi?". Perchè la storia di Leta, per quanto possa essere interessante, è abbastanza irrilevante ai fini della narrazione, non fa altro che aggrovigliare la storia per poi sbrogliarla alla fine senza apporre nulla di importante alla grande trama che è la presa di potere di Grindelwald.

Per quanto riguarda i personaggi che si sviluppano attorno a Newt, vediamo come Queenie sia passata da ragazza eccentrica ma con un grande cuore a ragazza sciocca pronta a seguire Grindelwald senza una motivazione apparente. Per non parlare del personaggio di Jacob, che se nel primo film era risultato un valido amico e aiutante di Newt (possiamo dire un Ron Weasley Babbano), qui non è altro che una macchietta che dà un paio di consigli amorosi all'amico.

Altro elemento abbastanza inutile è Nagini. Nagini si rivela essere un Maledictus, una donna con il sangue maledetto dalla magia costretta a trasformarsi in serpente. Per quanto sia stata una scelta azzardata inserire un personaggio del genere in un prequel, il tutto può ancora essere credibile perchè ricordiamo come Voldemort sia così legato a Nagini al punto da trasformarla in Horcrux. Anche se risulta quasi impossibile credere che Voldemort abbia mai amato qualcuno, il personaggio di Nagini può dirsi accettabile, ma il problema sta nel fatto che Nagini compare in sì e no quattro scene, e se non ci fosse non cambierebbe nulla. Perciò, perchè inserirla?

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Ciò che non ha proprio senso di esistere è il patto di sangue tra Grindelwald e Silente: in questo film viene spiegato come i due non possano combattersi per via di un patto di sangue che hanno stretto da giovani, ed è la ragione per cui Silente ha bisogno di Newt e Grindelwald di Credence.

Ma il patto non si incastra in nessun modo con la storia di Silente e Grindelwald, perchè:

-se è stato sigillato prima della morte di Ariana, il patto è già stato infranto al momento dello scontro tra Albus, Aberforth e Ariana;

-non può essere stato sigillato dopo perchè Grildelwald, non appena si accorge che Ariana è morta, scappa e i due ragazzi non si vedono più.

Qualunque sia l'opzione, sappiamo con certezza che sarà Silente a sconfiggere Grildelwald e che quindi il patto verrà infranto, di conseguenza è palese che è stato inserito solo per dare un senso a Newt e Credence. Un patto inutile tra l'altro, visto che viene infranto forse non una ma due volte.

Altri elementi che paiono inseriti a casaccio sono: gli abiti babbani di Silente e della McGranitt; l'inserimento della McGranitt che sballa completamente la linea temporale, in quanto la professoressa non era ancora nata quando Grindelwald prese potere; Silente che insegna Difesa contro le Arti Oscure, quando nei libri viene detto che insegnava Trasfigurazione prima di diventare preside. Elementi, questi, che fanno irritare il potterhead medio, ma non gli fanno odiare il film. A occuparsi di questo sono ben altre cose: l'estinzione della famiglia Lestrange con la morte di Leta e di Corvus, ma soprattutto Credence Aurelius Silente. Cominciamo dalla cosa più semplice: la famiglia Lestrange.

A parte la poca verosimiglianza di vedere una Lestrange lavorare al Ministero della Magia, nel film viene ribadito più volte che lei e il fratello scomparso Corvus sono gli unici eredi della famiglia Lestrange. Dal momento in cui Corvus è morto a seguito dell'affondamento della nave e Leta muore nello scontro con Grindelwald... da chi prosegue la discendenza della famiglia? Rodophus e Rabastan (marito e cognato di Bellatrix) da dove arrivano? In "Harry Potter e i Doni della Morte" Hermione dice di aver letto un libro sulle famiglie di maghi e streghe Purosangue, e spiega ai due amici cosa sa a proposito delle famiglie estinte in linea maschile. E i Lestrange non vengono menzionati, proprio perchè vi sono ancora discendenti in vita.

Ma nessuna problematica sarà mai grande quanto la comparsa di un quarto fratello Silente. Uno strafalcione così grande che in confronto tutte le imperfezioni dei prequel e dei sequel di Star Wars passano in secondo piano.

Ricordiamo che Albus Silente ha due fratelli: Ariana e Aberforth. La prima è morta a causa dello scontro a cui presero parte i due fratelli Silente e Grindelwald, il secondo gestisce "La testa di porco" a Hogsmeade e non ha alcun rapporto con Albus.

Partiamo da un problema prettamente matematico: dal racconto di Aberforth ne "I doni della morte" scopriamo come il padre dei ragazzi fosse stato imprigionato ad Azkaban nel 1891, dopo aver attaccato i Babbani che avevano aggredito la figlia, e lì vi morì. Nel 1899 muore Kendra, la madre dei ragazzi. Credence dovrebbe essere quindi nato prima del 1891, perciò nel 1926 (anno in cui è ambientato "Animali fantastici") dovrebbe avere non meno di trentacinque anni. Eppure, nel film viene presentato come un ragazzino che vive in orfanotrofio.

Ma tralasciamo la linea temporale per un momento visto che, come il film ha già dimostrato, non è un elemento così affidabile in "Animali Fantastici". Il personaggio di Credence è palesemente inserito in "Animali Fantastici" dopo che la Rowling ha scritto la saga originale, perchè nei libri di "Harry Potter" il suo nome non viene mai, e ripeto mai, menzionato. Silente accenna qualche volta ad Aberforth, e quando beve la pozione per prendere l'Horcrux dal bacile ne "Il principe mezzosangue" rivela quanto si senta in colpa per la morte di Ariana e per non averla accudita quando era viva. Ma il nome di Credence non salta mai fuori.

Di conseguenza il personaggio di Credence manda completamente a rotoli la saga originale.

Un personaggio di tale importanza nel prequel non può non comparire nella saga originale. Nei sette libri di Harry Potter la Rowling ha incastrato tutto alla perfezione, facendo sì che nulla di ciò che accade accada per caso. Ad esempio, nel primo libro, durante il viaggio sull'Espresso per Hogwarts, Harry trova su una figurina delle Cioccorane Albus Silente, e legge nella didascalia che è famoso per aver sconfitto Grindelwald. E quando la storia di Silente e Grindelwald salta fuori nel settimo libro il lettore non rimane sconvolto, perchè il suo nome era già stato fatto in precedenza. Lo stesso sarebbe dovuto accadere con Credence. Il fatto che invece non avvenga ci dimostra che il film è stato creato a tavolino senza tener conto della saga originale, e la cosa che lascia più sbalorditi è che dietro alla sceneggiatura ci sia la stessa Rowling. A differenza di George Lucas, che dopo le due trilogie di Star Wars si è dignitosamente rifiutato di dirigere un sequel, qui vediamo proprio l'autrice, la creatrice del mondo potteriano che distrugge senza pensarci due volte tutta la storia che lei stessa ha costruito.

Dopo "The cursed child", il flop più epocale del mondo di Harry Potter, si pensava che non ci potesse essere cosa peggiore della figlia segreta di Lord Voldemort. Ma ci sbagliavamo: al peggio non c'è mai fine. Perciò, a meno che nel prossimo film non scopriamo che Grindelwald ha mentito a Credence solo per metterlo contro Silente, la saga di "Animali Fantastici" risulta irrimediabilmente guastata.

La Rowling, dopo l'uscita di "Harry Potter e I doni della morte", aveva dichiarato di volersi allontanare dal mondo del maghetto, e per un po' lo ha realmente fatto: ha pubblicato "Il seggio vacante" e la trilogia di gialli "Il nido del cuculo", "Il baco da seta" e "La via del male". La trilogia aveva suscitato diverse critiche, e molti lo hanno definito un giallo non proprio ben riuscito; per quanto riguarda "Il seggio vacante" invece vediamo come la Rowling sia riuscita a descrivere uno spaccato di vita quotidiana di una cittadina inglese con lo stile asciutto e dinamico che la caratterizza. Infine, nel 2017, ha pubblicato il saggio "Buona vita a tutti".

Perciò, controversie o meno, la scrittrice ha dato prova di saper scrivere al di fuori di Harry Potter; eppure, nel 2016 arriva "The cursed child", segnando l'inizio di una serie di eventi che portano il fandom di "Zia Row" a chiedersi se l'autrice stia ripiegando su Harry Potter per sfruttarne la popolarità finchè può.

Un'ultimo accenno va dato ai fan service che appaiono durante il film: la McGranitt, come abbiamo già menzionato; la Pietra Filosofale sulla scrivania di Nicholas Flamel (altro personaggio che sembra aggiunto a caso); l'elfo domestico Kreacher che lavora per la compagnia di circensi (anche se non siamo del tutto certi che sia lui); e ultimo, il disegno dei Doni della Morte inciso su un banco ad Hogwarts. Se i fan service menzionati sono un semplice contorno, quest'ultimo infastidisce alquanto i potterhead perchè Silente e Grindelwald si sono conosciuti non a scuola ma a Godric's Hollow, e solo dopo che Silente aveva terminato gli studi ad Hogwarts. Pertanto risulta poco credibile immaginarsi un Silente professore che incide su un banco il simbolo dei Doni, soprattutto perchè quando Silente inizia ad insegnare ad Hogwarts i suoi progetti di gloria con Grindelwald sono ormai dimenticati. Perciò era necessario inserirlo?

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Ma ora, dopo aver denigrato così tanto "Animali Fantastici", vediamo invece di ricercare tutti quegli elementi che lo rendono un buon film.

Innanzitutto la carrellata di attori che interpretano in modo esemplare i personaggi:

-Eddie Redmayne (Newt Scamander), che è riuscito a impersonare eccellentemente un personaggio con problemi relazionali, puro di cuore, un outsider che vive in un mondo tutto suo;

-Johnny Depp (Gellert Grindelwald): il ruolo di agitatore di folle, di un Hitler mago che prende potere dal basso gli è riuscito egregiamente, grazie alla sua espressività e ai suoi giochi di sguardi;

-Jude Law (Albus Silente) è riuscito a presentare un Silente giovane che conserva tutte le caratteristiche del Silente che noi tutti conosciamo, un personaggio particolare, a tratti arrogante e misterioso, con una grande capacità di trovare il buono in ogni persona;

-Ezra Miller (Credence Barebone) che qui ha poco spazio ma riesce comunque a impersonare un ragazzino insicuro e tormentato, che porta dentro di sè un grande odio e un bisogno di amore; -Alison Sudol (Queenie Goldstein): la ritroviamo in poche scene ma conserva nel personaggio la sua eccentricità e la sua impulsività, che come vediamo non sempre è positiva.

Ma soprattutto, ciò che fa pensare allo spettatore "Ecco la Rowling" è il discorso finale di Grindelwald. Come in quasi tutti i suoi libri lo sfondo politico è sempre presente, e soprattutto nel mondo potteriano la politica affrontata è di tipo dittatoriale, con figure carismatiche che riescono a prendere potere in modi che ci appaiono allo stesso tempo impossibili e assolutamente verosimili.

Voldemort è stato tratteggiato nella sua più totale complessità: una figura egocentrica, intelligente, crudele, incapace di amare e molto astuta, al punto che quando torna, alla fine del quarto libro, non prende il potere apertamente, ma lo fa agendo nell'ombra, insinuando il dubbio e la paura e mettendo gli uni contro gli altri. Un dittatore moderno per certi versi, ma con tratti chiaramente basati sulle grandi dittature, come il nazismo (pensiamo alla statua rappresentante i Babbani schiacciati dai Maghi) e il fascismo (la contaminazione delle idee viene attuata a partire da i più giovani, attraverso l'insegnamento scolastico).

Grindelwald invece prende potere in modo aperto, sfuggendo al controllo degli Auror e infervorando le masse con promesse di libertà e giustizia. La sua volontà di sottomettere i Babbani non viene rivelata apertamente, come era stato nei progetti suoi e di Silente, bensì viene espressa come la volontà di sottrarre il mondo al controllo dei Babbani perchè incapaci di gestirlo, e il desiderio di portare giustizia nel mondo, un mondo in cui i maghi possano agire alla luce del sole.

Questa scena possiamo dire che in qualche modo risollevi il film, facendoci ritrovare il messaggio morale che la Rowling aveva inserito già nella saga originale, e rivelando allo spettatore l'importanza di scegliere uno schieramento: infatti alla fine Newt, che voleva rimanere neutrale, capisce che questa decisione è impossibile e vedendo morire Leta per mano di Grindelwald capisce che deve combattere per sconfiggerlo.

 

Quello che accadrà nell'ultimo capitolo è risaputo: Silente sconfiggerà Grindelwald e lo imprigionerà a Nurmengard, dove verrà ucciso da Voldemort. Quello che invece  ci spingerà ad andare a vederlo è scoprire innanzitutto la storia di Credence, in secondo luogo vedere la conclusione delle due storie d'amore (Queenie e Jacob, Tina e Newt), e soprattutto vedere come Grindelwald sfrutterà il suo potere, visto che è un qualcosa a cui non si è mai fatto accenno prima d'ora. Il tutto accompagnato da una flebile, piccola speranza che "Zia Row" non ci deluda ancora e che sviluppi una trama dignitosa e credibile.

Come andrà a finire? Speriamo di scoprirlo presto!

Michela Bianco

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The Danish Girl

The Danish Girl

Possiamo definire transgender tutte le persone che sentono di avere un'identità di genere diversa da quella con cui sono nate, oppure individui che non si sentono nè totalmente maschili nè totalmente femminili. Uscito nel 2015, The Danish Girl racconta la storia del primo transgender, il danese Einar Mogens Andreas Wegener.

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Nell'effervescente Copenhagen dei primi anni del XX secolo, Einar è un pittore paesaggista di indiscusso successo e condivide la sua passione con la moglie Gerda Marie Fredrikke Gottlieb, che dipinge prevalentemente donne e ballerine. A causa dell'assenza di una delle sue modelle, Gerda convince il marito a vestirsi da donna per poter finire un quadro e cercare di costruirsi una carriera indipendente da quella di Einar. In un primo momento il giovane si sente a disagio ed in imbarazzo, ma poco dopo si accorge di provare un certo interesse per i vestiti da donna. Un interesse che comincia a trasformarsi in un'ossessione nel momento in cui Gerda lo incoraggia a partecipare ad un ballo sotto le vesti della fittizia cugina "Lili Elbe", ma questo gioco innocuo finisce per sprigionare definitivamente tutto il malessere di Einar per il suo corpo e per la sua sessualità. Einar considera Lili un'altra persona su cui proietta tutti i suoi impulsi inconsci, arrivando a scindere completamente la sua personalità e a non riconoscersi più in nessuna etichetta.

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Malgrado ciò, i quadri in cui viene rappresentata Lili permettono a Gerda di esporre finalmente a Parigi, ma nello stesso momento Einar inizia a frequentare un uomo che aveva già conosciuto e baciato al ballo, il quale si rivela non essere l'unica esperienza omosessuale del pittore, che aveva già provato dei sentimenti per un giovane amico, Hans Axgil. A questo punto la relazione tra i due artisti si rompe definitivamente, ma mentre Gerda continua ad amare ed appoggiare le scelte del marito, quest'ultimo si allontana sempre di più da lei, sia per quanto riguarda l'aspetto sentimentale che per quello sessuale. L'amore di Gerda non conosce limiti nè confini ed è qui che spicca la vera drammaticità del film. La donna, inoltre, è disposta ad accompagnare il marito ad una visita medica, ma per i dottori dell'epoca il suo disturbo è uno squilibrio chimico, causato dalla sua personalità fortemente perversa. Intanto Einar continua a studiare ed imitare le donne per cercare di cogliere ogni minima sfumatura del loro modo di muoversi e comportarsi.

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Lili soppianta completamente Einar, che non si mostra più nella sua versione maschile e non si presenta a nessun evento ufficiale. Gerda, completamente sola, abbandonata e ferita, cerca aiuto in Hans, mentre il marito continua a farsi visitare da medici che lo definiscono "pazzo" o "schizofrenico". Quando la coppia si trova a Parigi nel 1912, Lili/Einar viene picchiata da un gruppo di giovani omofobi ed è un momento di svolta perchè capisce che è giunto il momento di abbandonare definitivamente il suo corpo. Si reca a Dresda e viene sottoposto alla prima operazione per la rimozione degli organi maschili. Lili inizia finalmente la vita che ha sempre desiderato e riesce a trovare lavoro presso una prestigiosa profumeria, circondandosi anche di numerose amiche. Gerda trova in Hans le attenzioni che il marito/moglie le nega, ma non abbandona mai Einar e continua a sostenerlo durante il suo percorso, anche nel momento in cui scopre che continua a frequentare l'uomo conosciuto al ballo. Giunge il momento della seconda operazione, che si rivela essere mortale e Lili non riesce a superarla, portandosi via anche quel poco che era rimasto di Einar.

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Avevamo già apprezzato le grandi doti di Eddie Redmayne nei panni di Stephen Hawking e con questo film assistiamo ad un'ulteriore performance impeccabile, che però non gli assicura l'oscar. Il premio come miglior attrice non protagonista, invece, va ad Alicia Vikander, ovvero Gerda. Ritengo che sia lei la vera protagonista del film e di conseguenza il titolo "La ragazza danese" può essere interpretato in due modi diversi. In ogni momento del film percepiamo la claustrofobia di Einar provocata da un corpo che non sente come suo, ma il vero personaggio drammatico è proprio Gerda e tutta la sua sofferenza viene intuita, ma mai espressa apertamente, perchè la giovane pittrice mette da parte i suoi sentimenti per  trovare sempre la forza di aiutare il marito. Possiamo solo immaginare il dolore di una donna che dopo sei anni si trova a dover fare i conti con la perdita dell'uomo che ha sempre amato perchè quest'ultimo ha deciso di vivere una vita parallela nelle vesti di donna. Quello che più sconvolge è il fatto che Einar, nonostante non cerchi mai di sopprimere Lili e tornare ad essere quello che era (o forse non è mai stato), non smette mai di ripetere che ama profondamente sua moglie e ha bisogno di lei, del suo sostegno e della sua presenza fisica. Emergono, quindi, tutte le contraddizioni e le difficoltà di una relazione così difficile ed inspiegabile, ma l'unica certezza che abbiamo è che l'amore vero non si arrende di fronte a nessuna difficoltà, neanche la più insormontabile, e questo ce lo insegna bene Gerda. Inoltre, solo lei e pochi amici erano a conoscenza della transessualità dell'uomo, che si nascondeva sempre dietro la fittizia identità di sua cugina.

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Le tematiche affrontate sono sempre attuali e il movimento transgender vede nella figura di Lili una fonte di ispirazione. La storia è tratta dai suoi diari, che sono stati pubblicati nel 1933 con il titolo "Man into Woman". In realtà, contrariamente a quanto presentato nel film, Einar si sottopose a ben cinque operazioni sotto la supervisione del sessuologo berlinese Magnus Hirschfeld. Uno dei sogni di Lili era quello di poter rimanere incinta come una vera donna (la coppia, infatti, non aveva avuto figli) e lo scopo dell'ultima fatale operazione fu proprio l'impianto dell'utero, che venne però rigettato dal corpo. Un caso del genere sconvolse così tanto l'opinione pubblica danese da indurre il re Cristiano X ad invalidare il matrimonio con Gerda. Non dimentichiamoci che questo era, ed è tuttora, un tema estremamente delicato e la società dell'epoca tendeva ad etichettare queste inclinazioni come qualcosa di tremendamente abominevole e immorale.

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Roberta Rustico

Vampiri, bugiarde e licantropi: i gran finali che ci hanno deluso

Il 2017 è stato un anno duro per i serializzati, che hanno visto concludersi tre serie tv "storiche": The vampire diares, Pretty little liars e Teen wolf.

Tre serie tipicamente teen che seguono le avventure di un gruppo di liceali alle prese con problemi più grandi di loro. E non importa che i protagonisti siano vampiri, licantropi o bugiarde patentate, le tre serie presentano uno schema comune: una cittadina di provincia (Mystic Falls, Rosewood e Beacon Hills), un solo liceo, abitanti molto ciarlieri, segreti che riguardano più famiglie e che a un certo punto vengono alla luce (l'adozione di Elena, i numerosi figli di Mr. Hastings e l'adozione di Malia), relazioni difficili e ricche di ostacoli (Elena e Stefan, Aria ed Ezra, Allison e Scott), e un gruppo di amici conosciuto in tutta la città che fa da parafulmine ad ogni evento che capiti.

Per anni abbiamo seguito le vicissitudini delle liars, di Elena e i Salvatore, di Scott e dei suoi amici, vedendo crescere la tensione stagione dopo stagione e chiedendoci come potesse esserci un finale per tre serie così intrise di misteri irrisolti e segreti. Per anni, finchè qualcosa non ha iniziato a vacillare in ognuna delle tre.

Finali Deludenti

THE VAMPIRE DIRES

Arrivati alla sesta stagione, dopo ventidue episodi in cui vediamo il ritorno di Damon e gli Eretici (che già si presentano come scricchiolanti in una serie così ben costruita), Elena viene addormentata in una bara e costretta a rimanervi finchè Bonnie vivrà. Un tentativo maldestro di tamponare una situazione critica: Nina Dobrev infatti decise di lasciare la serie alla fine della sesta stagione. La serie avrebbe potuto fermarsi qui, invece i produttori hanno deciso di continuare per altre due stagioni, mandando a monte ogni caratterizzazione dei personaggi che vi era fino a quel momento. E, per peggiorare il tutto, nell'ultima stagione vediamo l'inserimento delle sirene, del diavolo e dell'Inferno. Ma se questo non basta a determinare il deterioramento della serie, i produttori hanno deciso di dare ai fan un finale "contentino", in cui Elena torna magicamente in vita e, dopo un casto bacio con Damon, tutto 

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si risolve per il meglio. Stefan, invece, paga lo scotto per le sue azioni malvagie e muore. Un finale che appare scontato, costruito a tavolino e creato solo per accontentare i fan che sognano i Delena dalla prima stagione.

Cosa non funziona? Innanzitutto il ritorno di Elena: per due stagioni viene ripetuto che Elena potrà tornare solo quando Bonnie morirà, e invece negli ultimi minuti dell'ultimo episodio Bonnie trova la magia necessaria per risvegliare l'amica. Pensarci prima?

In secondo luogo, la morte di Stefan: per tutta la durata della serie abbiamo visto che ogni morte non è mai definitiva, che chiunque può tornare tra i vivi. Eppure, a Stefan tocca il ruolo di martire per i suoi delitti da Squartatore. Una scelta che si poteva evitare, ma che forse serve per poter permettere al personaggio di Caroline di entrare nel cast di The Originals? Oppure per evitare qualsiasi ritorno di fiamma con una Elena di nuovo umana?

Terzo, la morte di Enzo: era così necessario martoriare Bonnie ancora una volta? E il povero Enzo, dopo tutto quello che ha dovuto subire, non meritava anche lui un po' di felicità?

Per ultima, è criticabile la decisione di rendere tutti, eccetto Caroline, umani. Dopo episodi su episodi in cui vediamo come essere vampiro non sia necessariamente una cosa così negativa, e anzi in molti scelgano di diventarlo, tutto torna alla normalità. Il diario dell'umano, si potrebbe chiamare a questo punto.

Il finale di The vampire diares ha lasciato i fan con l'amaro in bocca: in quaranta minuti si sono risolte situazioni che necessitavano un pieno sviluppo, mentre tutto ciò che poteva già dichiararsi concluso è stato troncato di netto. Un finale su cui gravavano grandi aspettative che non è stato in grado di soddisfare.

PRETTY LITTLE LIARS 

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Nessun finale può essere assurdo e deludente come quello di Pretty little liars.

Di nuovo, la serie poteva considerarsi conclusa a metà della sesta stagione, quando si scopre che A è Cece Drake. Ci sono alcuni misteri irrisolti, è vero, come l'omicidio della mamma di Alison; misteri che però bastava non inserire dal principio.

Dopo le prime due stagioni abbiamo scoperto che A è Mona. E tutto è perfetto, nessuna incongruenza, tutto torna. Dopo altre quattro scopriamo che la seconda A è Cece, e anche se c'è qualcosa che stride, ci sono personaggi che non si capisce bene che ruolo giochino (Noel e Jenna per esempio) ed è palese che servano solo per allungare il brodo, la rivelazione è così grande e la

storia così ben congegnata che le si abbonano tutte le imperfezioni.

Ma poi arriviamo alla fine della sesta e alla settima stagione, e tutto crolla. Le idee sono finite e i produttori decidono di riutilizzare gli stessi schemi che per le stagioni precedenti hanno funzionato così bene: una sorella psicopatica, Mona, Noel e Jenna che ogni tanto spuntano e poi scompaiono, ritorni di fiamma, la signora Grunwald... ma il pubblico ormai è stanco di vedere gli stessi ingredienti riproposti in ordine diverso e si aspetta qualcosa di nuovo, di rivelatorio. Il doppiogioco di Aria è sulla buona strada per essere questa novità, ma i produttori hanno deciso di ricadere nel vecchio schema anche per il gran finale: una figlia tenuta nascosta, cresciuta lontano dalla sua vera famiglia, che si vuole vendicare e per questo costruisce un gioco malato a cui le quattro amiche devono sottostare. E per coronare il fiasco, perchè non aggiungere un fidanzato ucciso e trasformato in diamante? "Perchè un diamante è per sempre".

Ma siccome i produttori sono così soddisfatti della loro scelta, hanno deciso di rendere ciclica la serie, che comincia con la scomparsa di Alison e termina con la sparizione di una ragazzina che assomiglia in tutto e per tutto alla bella DiLaurentis.

Uno dei problemi maggiori per cui questa terza parte non ha funzionato è la decisione di mantenere gli stessi personaggi e gli stessi intrighi. Persino le coppie, che nell'ultima stagione sono sfaldate, si riassemblano, vecchie cotte tornano (es: Lucas e Hanna), e con queste basi è impossibile creare qualcosa di nuovo.

Una serie che si era presentata così innovativa e ben strutturata, ma che si brucia tutta la credibilità nel gran finale.

TEEN WOLF 

A differenza delle due serie cugine, Teen wolf  ha una coerenza evolutiva e una sua dignità per tutte e sei le stagioni. Ciò è dovuto, non solo ma in buona parte, al continuo rinnovarsi dei personaggi. Gli unici fissi sono Scott, Lydia e Stiles (anche se scompare negli ultimi episodi), e nel corso delle stagioni vediamo come altri entrino a far parte della storia per un determinato periodo di tempo: Allison, Kira, Derek, Malia... ognuno di loro porta con sè una ventata di novità, dando alla serie nuovi input.

E il finale, per quanto possa essere deludente, è comunque 

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dignitoso e conforme alla linea di trama delle stagioni precedenti. Non abbiamo nemici che tornano dall'Inferno sottoforma di Diavolo nè quattro ragazze al bar rinchiuse in una palla con la neve... siamo su tutt'altro piano. Tuttavia, per la terza volta possiamo affermare che la serie poteva concludersi prima del gran finale: in questo caso con la prima parte della sesta stagione. Beacon Hills è infatti salva e i ragazzi sono cresciuti e pronti per lasciare la città e cominciare la vita al college. Nulla è rimasto in sospeso. Eppure, i produttori hanno deciso di cavalcare l'onda del successo e aggiungere dieci episodi che di per sè non dicono nulla di nuovo.

Ci troviamo di fronte a una carrellata di personaggi delle vecchie stagioni che tornano per poche scene come una sorta di reunion (Peter, Kate, Jackson, Deucalion...), a una trama poco chiara (caccia al supernaturale o lotta contro l'Anuk-ite?) e a un finale aperto. Una sorta guerra alle streghe che vede Gerard come nuovo Van Helsing: una trama di stagione già utilizzata con un nemico già sconfitto. Il finale lascia intendere che la guerra non è finita e che il branco di Scott sta riunendo nuovi membri per combatterla: ma era proprio necessario?

Inoltre, questa seconda parte manca di un importante personaggio: Stiles. Il ragazzo ricompare nell'ultimo episodio ridando vita alla serie e facendoci ricordare perchè abbiamo amato Teen wolf: perchè anche se è Scott il protagonista, Stiles è altrettanto importante.

Ciò che invece avrebbe potuto essere inserito ma che è stato lasciato all'immaginazione è la storia d'amore tra Stiles e Lydia: per sei stagioni ci hanno fatto intendere che qualcosa sarebbe sbocciato tra loro, finalmente abbiamo un bacio, eppure nel gran finale non vediamo nulla di più che uno sfiorarsi di mani. Scott, al contrario, si dà sempre molto da fare: è chiaro che un protagonista come si deve non può rimanere single. E siccome l'unica ragazza disponibile è Malia, lupo e coyote mannaro fanno qui coppia fissa. Il tutto senza nessuna reazione da parte di Stiles.

Dieci episodi che avrebbero potuto approfondire alcuni lati della storia (Derek lupo, rapporto padre e figlia tra Peter e Malia, nuova relazione tra Lydia e Stiles...) ma che in realtà ci hanno presentato una sintesi delle cinque stagioni precedenti: caccia alle creature soprannaturali e un nemico paraumano.

Il finale, a suo modo, è coerente e non una doccia gelata come è stato quello di Pretty little liars, eppure un finale che lascia aperte tante porte che erano già state chiuse in precedenza.

Delle tre serie tv, comunque, rimane il migliore.

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Michela Bianco

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"Orphan Black"

"Troy: The Fall of a City - una trasposizione fedele o un ignobile disastro?"

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"Il Diario del Vampiro: Prima Parte"

"Il Diario del Vampiro: Seconda Parte"

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Il Diario del Vampiro 
II PARTE

Se non avessi ancora letto la Prima Parte puoi trovarla cliccando il seguente link

IL DIARIO DEL VAMPIRO I PARTE

2 Diario del Vampiro

SECONDO CICLO

La storia comincia pochi giorni dopo il ritorno di Elena. Caroline, che è stata appena lasciata da Tyler ed è incinta, è spiata da Damon (innamorato di Elena e geloso di Stefan): la ragazza ogni notte incontra uno strano essere a cui promette il suo aiuto per conquistare Fell's Church. Questo essere ha la capacità di controllare le persone attraverso dei malach, degli strani esserini che si introducono nel corpo umano e iniziano a comandarlo. Anche Damon viene posseduto da questo esserino e, per via del controllo mentale unito all'odio per Stefan, decide di vendere il fratello a questa creatura. La creatura in questione è un kitsune, uno spirito volpe, di nome Shinichi. Si scopre che la vita dei kitsune dipende da una sfera stellata, contenente del liquido.

Mentre Elena, Bonnie, Meredith, Matt e la signora Flowers (la 

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proprietaria della pensione dove vive Stefan, nonchè strega) inziano a cercare Stefan, in città i malach iniziano a possedere le persone.

Damon, in un momento di lucidità, racconta ad Elena cosa ha fatto a Stefan, ed Elena, capita la verità, sfoggia le sue Ali (le ha da quando è tornata dall'Altro Lato) e lo libera dal malach.

Finalmente il gruppo incontra Shinichi. Caroline scappa, mentre Elena riesce a ottenere le informazioni per sapere dove è rinchiuso Stefan. Finito lo scontro in cui nessuno esce vincitore Elena parte con Damon per cercare la Chiave Universale che apre la cella di Stefan. Il tutto si trova nella Dimensione Oscura, una dimensione parallela in cui vivono esseri di ogni tipo, sia soprannaurali che non. Elena e Damon, che saltuariamente pomiciano e scambiano sangue, vengono raggiunti da Bonnie e Meredith. Damon incontra Sage, sua vecchia conoscenza, che li aiuta a liberare Stefan. Salvano poi una schiava, Lady Ulma, che si scopre essere la figlia di un ricco gioielliere, e vengono ospitati nella sua villa.

La chiave viene trovata, Stefan liberato e tutti tornano a Fell's Church, dove Sage li abbandona. Stefan riceve un mazzo di fiori da un kitsune suo amico che ha conosciuto in cella. Tuttavia Damon trova per primo il mazzo di fiori, lo annusa e torna umano. Ebbene sì, il mazzo di fiori permette la conversione da vampiro a umano, e infatti era destinato a Stefan.

Damon torna quindi nella Dimensione Oscura per tornare vampiro e Bonnie per errore finisce con lui. Damon torna vampiro, limona un po' con Bonnie e viene raggiunto da Stefan e Elena. Sulla Terra sono rimasti Meredith, Matt e la signora Flowers, intenti a fermare Shinichi: I kitsune infatti distruggono le città impossessandosi dei bambini e spingendoli ad uccidere tutti gli abitanti.

Il gruppo nella Dimensione Oscura, intanto, cerca di raggiungere il luogo dove sono contenuti i sette tesori kitsune, per poterli distruggere ed evitare la rovina di Fell's Church. Li trova e scopre che li custodice Sage, figlio del Demonio (di più non si sa), che li conduce fino alla sfera della dea kitsune.

La sfera è custodita da un albero, in stile Platano Picchiatore, che uccide chiunque gli si avvicini. Damon viene ucciso da un ramo ed Elena, per il dolore, sfoggia le Ali della Distruzione, con cui polverizza l'albero e la sfera.

Portati davanti ai sovrani della Dimensione Oscura si scopre che la Dimensione è governata da tre delle donne, di tre razze diverse, e Elena è destinata ad essere una di loro. Per questo lei è così bella, in gamba, sveglia ecc. Dopo una serie di contrattazioni, i sovrani ottengono la Chiave Universale e in cambio Fell's Church torna normale, e viene annullato tutto ciò che era successo con Klaus, Shinichi ecc. I morti dei precedenti libri tornano in vita, la città si riassetta, Elena può tornare tra gli abitanti... ma Damon non può tornare in vita perchè è un vampiro.

La storia si conclude con Elena e Stefan che tornano a casa, con Elena arrabbiata perchè Stefan non accetta il fatto che lei possa amare sia lui che Damon. Nell'ultima scena vediamo tuttavia che Damon riprende conoscenza.

COMMENTO AL SECONDO CICLO

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-Non diamo troppo peso al fatto che dopo il primo ciclo, ambientato negli anni '90, ci sia uno sbalzo temporale enorme. Infatti nei primi quattro libri si parla di giradischi e telefoni fissi, mentre nella seconda serie (che la scrittrice ha composto diciotto anni dopo) si passa direttamente agli anni 2000 anche se la storia prosegue svolgendosi una settimana dopo il ritorno di Elena. Abbiamo quindi i cellulari, internet a portata di mano, GPS e avanti così.

Per non parlare delle incongruenze della trama: auto che cambiano colore da un libro all'altro, personaggi che cambiano personalità, personaggi che vengono detti morti e poi non lo sono. E nella seconda serie compaiono le aure: ogni personaggio ha un'aura che può essere vista dalle creature sovrannaturali. Compare anche il potere di comunicare telepaticamente che, come detto, rende Bonnie ancora più inutile.

-Il libro pare non essere stato riletto dall'autrice nè da un correttore di bozze, non so se in America o in Italia, perchè i libri sembrano non essere mai stati corretti.

Esempio

-Elena balzò in piedi dalla sedia e gettò le braccia al collo di Meredith. Due righe dopo Bonnie ricambiò l'abbraccio.

-Sage non era un comune cane da caccia. Sage è il padrone, SABER è il cane.

-Il personaggio di Sage viene dato per scontato al lettore. Per tutta la durata dei romanzi ci si chiede "chi è Sage?" e la risposta è "boh". Compare così, a caso, e poi scompare. Le ragazze ogni tanto chiedono a Damon chi sia Sage e lui risponde "meglio che non lo sappiate". E infatti non si sa.

-Una cosa che fa delirare il lettore è la presenza del numero 1 al posto dei punti esclamativi.

Salvato dalla tua innamorata1  per esempio.

Oltre a queste incongruenze (che dovrebbero subito saltare agli occhi ad una persona che viene PAGATA per correggere gli errori) vi sono strafalcioni verbali:

1)                 Il suo sguardo rese Elena profondamente consapevole di indossare una lunga camicia da notte bianca, necessaria per coprirsi nel caso in cui si SAREBBE dovuta cambiare d'abito.

2)                 Sembra un bastone gigante per sterminare ogni tipo di abominevole mostro cammini sulla Terra (il CHE è per plebei)

3)                 Sembrava che Bonnie pareva non avesse alcun diritto di scelta

E errori ortografici e semantici

-Con la coda all'occhio

-"Elena percepì tre ondate di emozioni: Incredulità, stupore, bisogno di essere consolata." Glielo diciamo che incredulità e stupore sono sinonimi?

-Era come se Stefan si STESSE ARRAMPICATO

-Molti non li capiva

-Lo sapeva che la camera da letto doveva essere soprattutto nera

Ora ecco un esempio di ossimoro mal riuscito:

La sua voce telepatica (di Damon) si era riempita, a un tratto, del tipo di minaccia più cupo immaginabile e di una calma strana, quasi gentile. Come fa una minaccia (del tipo più pericoloso) ad essere gentile?

-Lo stile sprofonda sempre di più al punto che non si capisce chi stia parlando. Sul serio. Non c'è il punto di vista di un solo personaggio e quindi i pensieri che vengono presentati sono solamente i suoi. No, ogni personaggio ha un suo sviluppo e i suoi pensieri vengono riportati senza che l'autrice si degni di dirci chi sta pensando cosa. Spesso accade che due personaggi abbiano un dialogo e ognuno dei due formuli dei pensieri. A fine dialogo devi rileggerlo più volte per capire chi abbia pensato e cosa abbia pensato. Spesso e volentieri non si capisce.

Lo stesso per i dialoghi: non si capisce chi stia parlando. E più si va avanti meno sono chiari. Riporto un esempio: dialogo tra Sage e Damon.

"Beh, questo deve certamente aver sistemato la faccenda" disse. "  Perchè non vieni con me e andiamo a berci qualcosa insieme, come vecchi amici?"

Lo scrutò come se fosse diventato matto. "Sai che la risposta è no"

"Perchè no?"

"Te l'ho gia detto: no".

"Quello non è un motivo".

"Il motivo per cui non verrò a bere qualcosa con te a bere qualcosa, come vecchi amici, è che noi non siamo amici"

Le uniche volte in cui l'autrice si sforza di far capire chi parla o pensa il traduttore italiano soffoca i suoi tentativi. Infatti se viene detto "il suo dialogo" o "il suo pensiero" il pronome suo non ci è di alcun aiuto: se in inglese vediamo "his words" o "her words" in italiano suo si riferisce sia a un soggetto maschile che a uno femminile.

-Esempi dell'incapacità di scrittura della Smith. Ricordiamo che robe e cose sono all'ordine del giorno:

1)                 Matt è stato arrestato e lo sceriffo gli dice "non so che ti sei fumato, ragazzo". Certo, insegnano questo linguaggio in academia.

2)                 Fanno parte di quei circoli preclusi alle donne con tutti i loro rituali tipo strette di mano segrete e robe simili

3)                 Robe strane come la poesia di Bonnie

4)                 Bonnie per poco non sgusciò fuori dalle braccia dell'orco. Appena la porta della loro stanza si aprì di scatto, per poco non sgusciò fuori dalla propria pelle.

5)                 Il sangue di Meredith, dal cupo gusto cremisi di un oceano primordiale, e di Bonnie, che aveva il sapore di un dessert per telepatici.

-La Smith ci tiene ad informare il lettore dello trascorrere del tempo, e nelle scene descrittive vediamo la maniacale trascrizione delle ore, dei minuti e a volte anche dei secondi. Esempio:

Nel giro di cinque minuti aveva raggiunto la zona del mercato... Quindici minuti dopo aveva le mani attorno al collo della proprietaria... Un minuto dopo l'affittacamere gli stava offrendo la vita del suo schiavo.

-ci sono delle trashate assurde, come il fatto che per indebolire un kitsune servano degli appositi incantesimi giapponesi. I personaggi sono aiutati da un'anziana giapponese che vive a Fell's Church e che conosce i kitsune in quanto sacerdotessa (combinazione). L'anziana crea amuleti e pallottole intrisi di questi incantesimi. La figlia, anch'essa sacerdotessa, per modernizzare la situazione scrive gli incantesimi su dei post-it che vanno applicati sul corpo per essere immuni all'incantesimo kitsune.

-Elena è partita in tutta fretta per andare a cercare Stefan, viaggia in macchina, dorme in macchina, eppure quando arriva in un motel viene detto

Il motel forniva una bottiglietta di bagnoschiuma, ma Elena la lasciò stare. Aveva portato il suo personale sacchetto color oro di cristalli da bagno alla vaniglia.

Ma siamo seri? E mica viene menzionato uno spazzolino! E poi abbiamo, sempre in motel,

Accasciandosi sui cuscini, che affondarono in modo poco soddisfacente sotto la sua testa. Elena preferiva la sua marca di cuscini.

-Elena non è in grado di proteggersi da sola, nonostante l'autrice voglia farla sembrare Xena, la principessa guerriera.

Oltretutto, come poteva proteggerla Matt sulla strada pericolosa che lei e Damon avevano intrapreso?

No, proteggersi da sola non è nemmeno presa in considerazione come ipotesi.

-Bonnie si ritrova ad un party di soli individui maschili, soprannaurali e non.

Quelli non erano ragazzi che volevano invitarla a ballare; erano orchi, vampiri e kitsune. C'era pure qualche uomo coi baffi. Si sa, gli uomini coi baffi sono pericolosissimi.

-In motel abbiamo una delle più grandi rivelazioni della saga: ELENA E' VERGINE.

Elena infatti si accorge che Damon vorrebbe qualcosa di più da lei (anche se viene detto che i vampiri non possono fare sesso, ma stiamo a preoccuparci dei buchi di trama?), ma lei rifiuta e dice che lui pensa di poterla avere perchè Caroline, in precedenza, le ha dato della promiscua (anche se la definizione giusta è un'altra). Damon a quel punto le dice che lui ha capito che lei è vergine. Elena è imbarazzatissima, come se essere vergine fosse il peggior peccato mortale, e spiega a Damon che anche Meredith e Bonnie lo sono, ma che al liceo avevano fatto credere a tutti di non esserlo, e di essere state con ogni maschio con cui sono uscite.

"Avevano persino scritto delle stupidaggini nel giornale e nell'annuario della scuola e sui muri del bagno. Ma anche noi avevamo il nostro piccolo poema:

Solo averlo sentito, non lo rende vero.

Solo averlo letto, non lo rende vero.

La prossima volta che senti qualcosa, può essere su di te.

Non credere di poter far cambiare loro idea,

solo perchè sai... quel che sai!"

Credo che il testo si commenti da solo. Un applauso a Lisa per aver fatto trapelare il messaggio in modo totalmente esplicito che una reputazione da ragazza facile è un vanto, mentre essere vergini è da sfigata.

-Ancora, vediamo come sia importante l'aspetto fisico: Elena era sicura che Stefan non avrebbe dato alcun peso a una cicatrice sullo zigomo. Eh beh sì, Elena è fortunata ad avere un ragazzo che non la lascia solo perchè ha una cicatrice in volto.

-Caroline è il paziente 0 della possessione di Shinichi e come quasi tutte le ragazze di Fell's Church fa cose alla esorcista. La sua è una delle famiglie più rispettabili della città e i genitori si sono chiusi in casa dopo che Caroline ha cominciato a comportarsi in modo strano. Ad un certo punto nel romanzo viene detto da Meredith:

"Ho sentito che i genitori di Caroline se ne sono andati da quella casa, e non posso dire di biasimarli. Caroline ha più di diciotto anni."

Certo, facciamo passare, tra i tanti messaggi sbagliati, che abbandonare la figlia perchè è posseduta e per non perdere la reputazione davanti alla comunità sia una cosa giusta.

-Vediamo un esempio di come Elena pensi che il suo unico e vero amore sia Stefan, ma non perda occasione per limonare col fratello e farsi trip mentali su di lui:

Elena riusciva a distinguere dall'iride le pupille di Damon. Perchè sono entrambe nere, ma di differenti sfumature del nero, pensò. Naturalmente si intonano: Damon non potrebbe mai avere iridi che non si intonino alle sue pupille. Ma le iridi sono più vellutate, mentre le pupille sono più languide e lucenti. Eppure è un nero vellutato che può trattenere la luce, quasi come il cielo notturno con le stelle...come quelle sfere stellate di cui mi ha raccontato Meredith.

E qui il lettore inizia a pensare una sola cosa: scopatelo e stai zitta!

Non c'era niente di più dolce nella sua vita, in quei giorni, dei baci di Damon.

Tanto la ragazza facile è Caroline giusto?

Qui invece abbiamo un trip ma su Stefan:

Elena giurò a se stessa che, da quel momento, Bonnie avrebbe trovato un paladino in Elena Gilbert. Quella promessa e il calore che ne derivò, bruciarono come una candela nella mente di Elena, una candela che immaginò tenuta da Stefan, con la luce che danzava nei suoi occhi verdi e giocava sulle superfici del suo volto.

-Il gruppo arriva nella Dimensione Oscura e cosa trova? Ma ovviamente un fiume da attraversare a bordo di una barca, e cosa occorre per poter salire a bordo? Due pezzi d'oro per ogni umano. Ma certo, scopiazziamo dalla letteratura classica. E i plagi non finiscono qui: Bonnie, appena salita sulla barca, sviene. E chi fa il Virgilio nella Dimensione Oscura? Il buon Damon.

Chi guida la barca però non è un vecchietto scorbutico con la barba bianca ma un incrocio tra un Nazgul e Lord Voldemort: L'alto spettro nella barca non aveva faccia. Aveva delle profonde cavità al posto degli occhi, uno squarcio al posto della bocca, e un buco triangolare dove sarebbe dovuto sporgere il naso.

-Nella Dimensione Oscura ci si muove solo in lettiga. Ogni lettiga è trasportata da schiavi e Elena dichiara che solo perchè si finge schiava accetta di salirci, perchè se fosse una cittadina libera non userebbe MAI un mezzo trasportato da uomini. Poche pagine dopo tuttavia vediamo che Elena si dimentica di quanto aveva detto e inizia ad usarle come se non avesse fatto altro nella vita.

-Descrizioni stupide: l'odore del sangue assumeva in bocca un sapore di rame, che le faceva venire da piangere. Va bene che ogni tre pagine deve piangere perchè sennò si gioca la reputazione, ma il sapore di sangue al massimo fa venire da vomitare, non da piangere.

-Sembrava una di quelle persone che per colazione bevono sangue di mucca al posto del latte. Ce ne sono un sacco infatti.

-Dopo che Elena salva la schiava incontriamo un altro fenomeno: il medico. Vediamo alcune sue frasi:

1)Posso prometterti che PROBABILMENTE non morirà. Allora, se prometti, non puoi dire probabilmente.

2) Devi essere molto abile a trovare la vena. Molti medici non ne sono capaci; per me è un'impresa impossibile. Mi dispiace bambina, ma sono passati vent'anni dall'ultima volta che ci sono riuscito.

Ma i medici della Dimensione Oscura dove prendono la laurea, su Vanity Fair?

-Da quando il gruppo incontra Lady Ulma, iniziano pagine e pagine di descrizioni INUTILI di feste, balli, cerimonie. Per ogni ballo lady Ulma, che fa anche da stilista, realizza abiti da urlo alle tre ragazze. La descrizione di ogni abito impiega circa una pagina. Ma non dimentichiamoci del perchè si trovano lì: liberare Stefan. Eppure i quattro impiegano ben due libri per tirarlo fuori di prigione, e il salvataggio occupa all'incirca una decina di pagine. Tutto ciò che avviene nelle restanti 290 è un parto, una descrizione interminabile di eventi mondani. Dopo che hanno trovato la prima parte della chiave Elena scopre che può far visita a Stefan in prigione. E cosa succede? ELENA PASSA LA GIORNATA A METTERSI IN TIRO. Si fa la ceretta, si fa acconciare i capelli, si fa truccare e preparare un vestito. Ovvio, il fidanzato sta morendo di fame, rinchiuso in una cella e torturato, tu sai dov'è e puoi andarlo a trovare, e ti fai bella tutto il giorno. Elena vieta poi alle due ragazze di andare con lei e Damon a trovarlo, perchè Stefan non vuole che gli altri lo vedano in quella situazione.

Elena volle incontrare Damon per decidere su due questioni: cosa mettersi e chi doveva accompagnarla.

Pensavo solo che se tu e gli altri vi foste presentati vestiti da schiavi, Stefan si sarebbe sentito meno a disagio.

Elena nella cella di Stefan:

Voleva che Stefan ricordasse com'era vestita.

Elena e Damon stanno pomiciando un po' prima di andare:

Erano avvinti in un abbraccio. Il peggio era che indossava abiti da casa.

Quando Stefan torna finalmente a Fell's Church, dopo aver rischiato la morte in cella, Elena nota i capelli in disordine di Stefan Non aveva avuto il tempo e le energie per occuparsi di cose frivole come tenere i capelli corti e in ordine. Elena lo capiva. Meno male che c'è Elena che è così comprensiva.

-Damon sta rischiando di morire ma viene salvato da Sage. Dai pensieri di Damon, in fin di vita, notiamo alcune descrizioni essenziali su Sage (addominali da urlo) e sul suo cane (doveva pesare circa novanta chili, ma anche in lui non c'era un filo di grasso). Massì Damon, vogliamo anche notare i ciliegi in fiore?

-Lady Ulma racconta di quanto la sua famiglia fosse ricca, e usa come paragone per spiegare quanto fosse grande la caverna dove il padre teneva i gioielli la caverna di Aladino. Ma ricordiamo che Lady Ulma vive nella Dimensione Oscura, dove non ci sono le stesse favole e le stesse tradizioni del nostro mondo. Lo stesso vale per quando Ulma dà a Damon un paio di jeans Dolce e Gabbana.

-Le predizioni di Bonnie sono il deus ex machina della storia. Quando i personaggi sono bloccati, non riescono a sbrogliare la situazione o non sanno cosa fare Bonnie ha una predizione che salva tutti.

-Inizialmente viene detto che i kitsune si impossessano solo delle ragazze, poi invece solo dei bambini.

-Una volta recuperato Stefan Elena non si fa problemi a lasciare indietro Damon per salvarsi la vita. Quando invece sono nella carrozza, attaccati da una donna-uccello, e devono saltare via per salvarsi, Elena strilla che bisogna salvare i cavalli.

-Parliamo delle incongruenze della Dimensione Oscura? Non ci sono automobili, ci sono gli schiavi, le persone vengono frustate... eppure hanno l'aria condizionata, aggeggi elettronici...

-Parti inutili del romanzo in cui vengono inserite frasi che descrivono cose slegate alla storia, come

Caro diario, scrivo in stampatello anzichè in corsivo, perchè in questo modo riesco a controllare la grafia. E chissenefrega.

Infine si sedette anche Stefan. Sapeva che Elena sarebbe rimasta in piedi o avrebbe preso una sedia oppure avrebbe scelto di condividere quella di Meredith, in ogni caso sarebbe stata lei a scegliere.

E quindi?

-Ci sono parti strazianti in cui i personaggi si tormentano perchè non vogliono uccidere i cattivi, perchè uccidere è sbagliato e bla bla bla.

-Ricordiamo che Elena, per tutti gli abitanti di Fell's Church, è morta dopo essere annegata nel fiume. Sorvoliamo sul fatto che nella pensione della signora Flowers vivano un bel numero di persone, di cui una è ritenuta morta (Elena), una è ricercata dalla polizia (Matt) e una è considerata responsabile della morte di Elena (Stefan), e che nessuno lo sappia (A Fell's Church tutti sanno tutto di tutti, viene detto di continuo). Ma che quando degli agenti di polizia arrivano per perquisire la pensione in cerca del fuggitivo Matt, presunto stupratore di Caroline, la Smith scriva I due agenti videro Elena, Stefan e Meredith, appena arrivati nella zona giorno è inaccettabile. Proprio come quando Lei (Meredith) e Matt si sentivano in colpa perchè avrebbero dovuto lasciare gli altri, anche solo per una sera. Erano stati entrambi richiamati a casa dai genitori, che avevano chiesto di vederli per cena. Domanda numero uno: come hanno fatto i genitori di Matt a contattarlo? Domanda numero due: perchè diavolo Matt ci va? Infatti, come da programma, viene arrestato non appena mette piede in casa dei suoi. Ma il peggio non finisce qui.

Matt afferrò la grossa sacca della biancheria dal sedile posteriore. Nelle due settimane passate alla pensione aveva accumulato un bel po' di vestiti sporchi e non gli era parso giusto chiedere alla signora Flowers di lavarli. Giustamente, come ogni fuggitivo che si rispetti, quando torna a casa dai genitori, di nascosto, la prima cosa a cui pensa sono i vestiti sporchi da far lavare alla mamma.

Ma soprattutto... Bonnie e Meredith, non hanno una famiglia che si domanda dove loro passino tutte le notti?

-Matt aveva già compiuto diciott'anni. Lo avrebbero considerato ancora come un minorenne?

Mah non lo so, potrebbero anche considerarlo come un trentenne.

-Damon, per tornare vampiro, torna nella Dimensione Oscura per bere sangue da un vampiro a caso. Capisco che alla Smith siano stati commissionati dieci libri, ma che senso ha tutto questo quando c'è un vampiro vivo e vegeto che abita sotto lo stesso tetto? Damon potrebbe bere il sangue di Stefan e ci eviteremmo pagine e pagine di inutili scene nella Dimensione Oscura. Anzi, visto che tutta la storia di Damon che torna umano non ha senso perchè poco dopo ridiventa vampiro, la Smith non poteva semplicemente CANCELLARE tutta questa parte e ripartire dal viaggio verso i tesori kitsune?

-Prima di partire per cercare i tesori kitsune Lady Ulma trascorre un'intera giornata per realizzare gli abiti per il gruppo. Ma l'inutilità di queste scene? Non basta infilarsi un paio di jeans?

-Altra lezione di vita della Smith. Durante il viaggio Damon chiede a Elena di baciarlo, dopo averla salvata e averle fatto passare il dolore causato da qualcosa. Elena pensa Lui l'aveva consolata. Le aveva fatto passare quel terribile dolore. Come poteva dire di no? "Solo uno" mormorò.

-Sulla Terra, intanto, Meredith, Matt e la signora Flowers si stanno preparando ad affrontare la strage kitsune. Viene ripetutamente detto che non hanno energia nella pensione, che le scorte di cibo si stanno esaurendo, che vivono di stenti. Ad un certo punto Matt trova uno dei bambini indemoniati nello scantinato, gli applica un post-it e lo fa tornare sano. Dopodichè lo porta in cucina, dove La signora Flowers entrava con un piatto di salsicce e patatine fritte per Cole. Al volo le ha fatte, con il cibo razionato, senza gas, senza nulla.

-Nella Dimensione Oscura viene detto che Era inquietante alzare lo sguardo al cielo e non trovare mai la luna, nè i satelliti e i pianeti. Perchè è comunissimo alzare gli occhi al cielo dalla Terra e vedere Saturno, Giove e i loro satelliti.

-Elena, dopo aver distrutto il luogo dove c'era la sfera stellata, sviene. Al suo risveglio la prima cosa che le viene detta è "Elena, non ti abbiamo ripulito per bene i capelli dalla cenere. Sage doveva farti una trasfusione d'emergenza". Le cose importanti.

-Ai sovrani della Dimensione Oscura Elena elenca ciò che vuole, e cioè l'eliminazione di ciò che hanno fatto i kistune a Fell's Church, l'annullamento della sua morte nella mente degli abitanti, ma soprattutto "Voglio che il mio voto finale di diploma sia superiore a 90/100". Solo nella pagina successiva Elena chiede il ritorno di Damon. Brava Elena, vedo che hai in chiaro le tue priorità.

-DAMON MUORE! Dieci libri, dieci inutili libri per raccontarci di come Elena sia combattuta tra l'amore per Stefan e la passione per Damon, e alla fine Damon muore! Che inutilità!

E Elena si lamenta anche che Stefan non è abbastanza di larghe vedute da accettare che una persona possa amarne più di due. Povero Stefan, ha un palco di corna grosso come l'Empire State Building e l'insensibile è comunque lui.

-Fell's Church torna esattamente com'era all'inizio del primo libro. Allora che senso ha la storia? Una storia si evolve e muta lo status quo, e i cambiamenti servono per far maturare i personaggi, per modificare il presente... se tutto torna come prima, che senso ha avuto scrivere la storia?

​

Michela Bianco

TO BE CONTINUED...

Il Diario del Vampiro
I PARTE

1 Diario del Vampiro

La recensione si propone come un commento in forma del tutto ironica alla saga Il diario del vampiro di Lisa Jane Smith.

Ai fan della serie tv bisogna dare una brutta notizia: la serie non ha nulla a che vedere con il libro, e si potrebbe aggiungere un "per fortuna".

Per quelli che invece credono che i libri siano la brutta copia di Twilight c'è un'altra brutta notizia: Il diario del vampiro risale agli anni '90, mentre Twilight agli anni 2000. Ciononostante, Il diario del vampiro rimane a tutti gli effetti la brutta copia dei libri della Meyer. Non tanto la prima serie di libri (quattro per la precisione) ma la seconda (sei libri).

Tra la stesura della prima serie e quella della seconda passano dicotto anni, anni in cui pare che la Smith si sia completamente dimenticata di quello che aveva scritto e abbia deciso di buttare giù un'altra storia, mantenendo gli stessi personaggi. Vi sono incoerenze, sia minime che enormi, per quanto riguarda il contenuto (che verranno approfondite in seguito), e uno stile che pian piano che la storia va avanti diventa sempre più basso, finto e banale. Ai livelli di un harmony da villaggio vacanze.

Ma andiamo con ordine.

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Personaggi

-Elena Gilbert. Per chi ha visto la serie, non ha niente a che vedere con la cara, castana e tranquilla Elena. La Elena dei libri è la classica ragazza bella e popolare dei licei americani. È amata e allo stesso tempo odiata da tutto il liceo, ogni ragazza vorrebbe essere come lei e fa carte false per potersi sedere accanto a lei in mensa. È uscita con quasi ogni ragazzo interessante del liceo e dà un'importanza quasi maniacale a ciò che la gente pensa di lei. Basti pensare che quando Stefan le dà buca la prima volta (ebbene sì, succede), Elena mette in giro la voce che è fidanzata con un francese che ha conosciuto in vacanza in modo da non essere additata come la sfigata di turno che riceve un due di picche da un ragazzo. Ecco la sua presentazione, all'inizio di uno dei vari libri:

Sono Elena Gilbert e ho diciotto anni. Io...non credo sia superfluo affermare che sono bellissima. Se non lo sapessi, avrei bisogno di guardarmi allo specchio o ricevere un complimento. Non è qualcosa di cui andar fieri, è solo qualcosa che mi è stato trasmesso da mamma e papà. Come sono? Ho lunghi capelli biondi che cadono sulle spalle come onde e occhi azzurri che alcuni hanno paragonato ai lapislazzuli: blu scuro con venature dorate. Forse è per questo che piaccio ai vampiri.

Rispetto a tutte le varie protagoniste degli young adult, Elena è perlomeno sicura di non essere brutta, ma qui sfioriamo i limiti del ridicolo. Ogni ragazza normale prova antipatia o invidia una ragazza così, quindi come può l'autrice pensare che una lettrice adolescente prenda in simpatia (o addirittura si rispecchi) in una protagonista del genere? E poi, in secondo luogo, che autodescrizione è? Finta, assurda e esagerata.

E, ovviamente anche il suo sangue è delizioso. Damon dichiara che è il più buono che abbia mai assaggiato.

Inoltre Era una di quelle donne che hanno la fortuna di avere una risata bellissima. E ti pareva.

Vediamo altro:

-E poi apparve Elena in persona, emergendo sulla sponda di un ruscello, pulita e rinfrescata. Damon rimase senza parole, colpito dall'incantevole visione. Dalla sua grazia, dalla sua bellezza, dalla sua insostenibile vicinanza.

-Elena era solo abbastanza dolce da bilanciare la sua intelligenza brillante, attiva, costantemente sveglia. Era solo abbastanza compassionevole da compensare il suo dichiarato egotismo, e solo strana quanto bastava perchè nessuno potesse mai definirla banale. Era profondamente leale con gli amici e solo abbastanza indulgente da non considerare nessuno come nemico. Era onesta, schietta, affettuosa e, naturalmente, aveva una vena oscura che i suoi amici definivano semplicemente selvaggia.

E ancora:

Dio! Dovrei indossare questo vestito per il resto della mia vita: mi fa sentire così...potente. Così...impavida. Lo potrei mettere a scuola, se mai ci tornerò, per fare impressione sui professori; oppure al mio matrimonio con Stefan...giusto per far capire alla gente che non sono una poco di buono. E poi...in spiaggia, per dar modo ai ragazzi di rifarsi gli occhi...

Come viene ripetuto più volte, Elena non ha bisogno di trucco o di acconciature (nonostante passi ore della sua vita a farsi bella) mentre le amiche devono tirarsi a lucido per poter essere splendide come lei, e nemmeno ci riescono.

Come da programma, la bella Elena ha ben tre ragazzi che litigano per lei: due vampiri e un umano. Vediamo chi.

-Stefan Salvatore: il primo vampiro che incontriamo nella storia. Entra in scena alla Edward Cullen, bello da mozzare il fiato, capelli biondo cenere e occhi verdi, e inizia subito a infrangere cuori. Elena, dall'alto della sua profondità d'animo, fa una scommessa e deve conquistarlo a tutti i costi. Stefan è talmente confuso dal fatto che Elena gli ricordi la sua ex che non è in grado di dire di sì alle sue avances. Ciononostante, protegge Elena da un tentativo di stupro da parte del licantropo di turno e, nonostante i due non si siano scambiati che qualche parola, inizia a giurarle amore eterno e finalmente lui e Elena si mettono insieme. Stefan è un incrocio tra Romeo ed Edward Cullen, un romanticone incallito che deve inserire nel suo discorso frasi del tipo "mio piccolo amore" o "quanto ti amo" ogni due parole.

Stefan dovrebbe rapprensentare il vampiro buono, quello che si nutre di sangue di animale, che non usa le ragazze solo per il sangue e sa amare. In realtà appare solo come una teenager in calore con qualche neurone malfunzionante. Non è in grado di difendersi nemmeno dal fratello, figuriamoci di proteggere Elena. Eppure ci appare come il salvatore della terra. Una sorta di Gandhi vampiro, che però non funziona in questo tipo di racconto.

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-Damon Salvatore: unico personaggio descritto con cura, è il fratello cattivo di Stefan. La sua caratterizzazione è complessa e nel corso della storia vediamo come la sua natura brutale venga via via oscurata dall'amore per Elena. Tuttavia, la sua natura è quella e per quanto sia in grado di cambiare rimane sempre se stesso. Elena amoreggia con lui più volte nonostante il suo grande e unico amore sia Stefan. Damon odia a morte Stefan ma lo vediamo pronto a salvare il fratello e anche tutti gli altri personaggi, sebbene a modo suo. È grazie a lui se la gente sopravvive perchè, come detto prima, se fosse per Stefan si girerebbe tutti intorno al falò cantando "Let the sunshine in".

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-Matt Honeycutt: spasimante di Elena, nonchè suo ex ragazzo. Lui è il classico bel giocatore di football della scuola con cui tutte vorrebbero uscire. Ma lui non ha occhi che per Elena, che lo lascia perchè si è stufata. Matt diventa amico di Stefan (certo, normalissimo, succede sempre) ma continua ad amare Elena ed è pronto a dare la vita per lei (in effetti, tutti sono pronti a dare la vita per Elena). È comunque un personaggio passivo e di scarsa caratterizzazione. Vediamo un esempio della sua piattezza e inutilità: Elena lo ha appena lasciato. Lui reagisce così:

Le mise un braccio sulle spalla e la voltò delicatamente. "Dai, andiamo a scuola. Se abbiamo tempo, ti compro pure una ciambella'".

Perchè se la merita la ciambella.

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-Bonnie McCullogh: è la versione femminile di Dante. In dieci libri non fa altro che svenire e piangere, piangere e svenire. Non ha un minimo di autoconsapevolezza, deve sempre far affidamento su qualcun altro perchè da sola non ce la fa. E' una strega, ma questo è praticamente irrilevante.

Vediamo la sua debolezza:

Lo vedi? L'hai fatta piangere!; la piccola Bonnie; persino Bonnie, che era delicata come una libellula; Avresti dovuto vedere com'era sinistro il rituale. Bonnie quasi sveniva di nuovo. Bonnie non era brava a stare sola con se stessa.

Ha di buono che, a differenza delle amiche, che nonostante abbiano meno di vent'anni hanno le istruzioni della vita, Bonnie agisce come una normale teenager. Vediamo ad esempio quando Matt prepara in cinque secondi un piano per uccidere un vampiro. Il pensiero di Bonnie è:

Bonnie rimase molto impressionata dalla sua strategia. Non c'era da meravigliarsi che fosse un quarterback, si disse. Io sarei semplicemente piombata lì, urlando.

Oppure

Nel cortile della pensione, Bonnie pensava a quanto fosse caduta in basso. Nemmeno dopo tutto quello che era successo, riusciva a smettere di pensare a quanto fosse attraente Damon.

Perchè, raccontiamocela finchè vogliamo, è così che a diciassette anni si ragiona. Non si pensa a salvare l'umanità o a uccidere vampiri.

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-Meredith Sulez: altra migliore amica di Elena. Gli aggettivi usati per descriverla sono: logica, razionale, intelligente, posata e via di questo passo. Lei è la ragazza che sa sempre cosa fare, lei è quella che capisce tutto al volo, quella dotata di buon senso, quella su cui tutti fanno affidamento, quella che non perde mai la calma nemmeno se sta per morire. E ha diciassette anni. All'inizio è interessante, e si prova quasi invidia nei suoi confronti. Dopo due libri vorresti prenderla a ceffoni. Non c'è una volta in cui il nome Meredith non sia accompagnato da una frase per indicare quanto sia logica, calma e razionale.

Esempi: Meredith era la miglior medicina per Bonnie; Meredith, che faceva sempre da giudice imparziale; disse Meredith con la sua voce calma e pacata; Tornò ad essere la vecchia, efficiente Meredith.

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-Caroline Forbes: è l'altra bionda super sexy. Solo che, siccome la storia è narrata dal punto di vista di Elena, viene vista come la ragazza facile e superficiale. In realtà è semplicemente la versione nemica di Elena. Anzi, c'è di più. Le tre amiche (Bonnie, Meredith ed Elena) hanno passato quattro anni di liceo a far credere ai compagni di aver fatto sesso con tutti i ragazzi con cui sono uscite, mentre in realtà sono ancora tutte vergini. Invece Caroline, se dice che ha fatto qualcosa, lo ha fatto veramente. Per infierire ancora di più su questo personaggio, che non è altro che l'alter ego di Elena, viene detto che non ha inventiva, non ha immaginazione ed è superficiale. Certo. Mentre Elena è profonda e pura.

Esempio:

La sensazione che Caroline abbia deluso tutto il genere femminile. Perchè la maggior parte delle ragazze non è patologicamente bugiarda, e non mentirebbe mai in quel modo su un ragazzo. Caroline disonora tutte noi.

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-Katherine: a differenza della Katherine della serie, è una ragazza civettuola con i neuroni ancora incellophanati, e viene ribadito più di una volta quanto sia stupida. Ma ovviamente è sexy, quindi chissene frega se è scema giusto? Non è il doppelganger di Elena ma una sua parente.

Ci sono ancora molti personaggi, come Tyler Smallwood, il licantropo iracondo e violento, o Vickie Bennet, la ragazza facile della scuola. Ma non sono molto importanti. Li incontriamo nella storia e può bastare.

Premesse

-I vampiri hanno il Potere, e più sangue umano bevono più Potere hanno. Con il Potere possono trasformarsi in animali (ogni vampiro è un animale. Come gli Animagus), cambiare il clima, Influenzare le persone, cioè costringerle a fare ciò che il vampiro vuole, parlare telepaticamente...

-I vampiri non possono avere rapporti sessuali. Il massimo che possono fare è scambiarsi il sangue, e con lo scambio di sangue vengono scambiate anche emozioni, pensieri e idee.

-Fell's Church è una cittadina di provincia che giace su delle linee energetiche a causa dei morti della guerra civile. Sono queste linee a richiamare lì tutte le creature soprannaurali.

-Per diventare vampiro un umano deve bere un certo quantitativo di sangue di vampiro e poi morire.

-Bevendo sangue di vampiro un umano subisce determinate trasformazioni, come i sensi più sviluppati o atteggiamenti più animaleschi. Gli effetti passano quando il sangue viene smaltito dall'organismo.

-Elena non ha vestiti che non siano firmati, non conosce altro pigiama che la camicia da notte, dà un'importanza esagerata all'abbigliamento e non esce mai di casa se non ha la sottoveste.

-Il diario. Elena scrive sul suo diario ogni cosa, con un'abuso di aggettivi. Ma il diario è praticamente irrilevante perchè ogni tanto compaiono un paio di pagine scritte da lei, totalmente inutili. Solamente per non dover cambiare titolo al romanzo.

-I vampiri, per non morire alla luce del sole, possiedono un anello solare.

Primo Ciclo 

Questi primi quattro libri, pur non essendo l'eccellenza della letteratura, sono conformi al loro genere. Ecco brevemente la trama.

Elena, orfana da diversi anni, vive con la sorellina e la zia a Fell's Church, e appena inizia il nuovo anno scolastico nel liceo arriva Stefan. Nel frattempo Damon, il fratello maggiore di Stefan, arriva in città. Damon è l'opposto di Stefan: capelli e occhi scuri, tenebroso, cattivo.

Elena e Stefan finalmente si fidanzano anche se Stefan per un primo momento le tace la sua natura di vampiro, alla fine è costretto a dirle la verità ed Elena continua di amarlo comunque. Intanto eventi maligni e soprannaurali avvengono in città.

Stefan racconta ad Elena la sua storia: lui e Damon vivevano nella Firenze del Rinascimento ed entrambi si innamorarono di Katherine, che li ricambiava entrambi e aveva rivelato loro la sua natura di vampiro. Ella scambiava sangue con entrambi e i due ragazzi volevano che lei scegliesse uno di loro. Lei, per non dover scegliere, si uccise esponendosi al sole senza pietra solare in modo che i due non litigassero. I due giovani, invece, si affrontarono a duello e si uccisero a vicenda ma, siccome avevano in circolo il sangue di lei, ritornarono come vampiri. Damon accusò Stefan della morte di Katherine e della sua e gli giurò odio a vita.

Damon scambia, ad insaputa di Elena, sangue con lei, e in seguito ad un incidente in cui Elena perde la vita, proprio per il sangue di vampiro dei due fratelli che ha in circolo, torna in vita come vampiro.

Si scopre che il male che regna in città è Katherine: ella aveva solo finto la sua morte. Per salvare i due ragazzi dalla morte Elena si scontra con Katherine ed entrambe si espongono al sole senza protezione, morendo.

Elena appare continuamente in sogno a Bonnie dall'Altro Lato e le dice che è tenuta prigioniera e che deve liberarla con l'aiuto di Stefan e Damon. Insieme a Meredith e Matt il gruppo scopre che chi tiene prigioniera Elena è Klaus, un vampiro Antico (ovvero il vampiro originario) che può essere ucciso solo da un paletto di legno di frassino. Egli è aiutato da Tyler, che si scopre essere un lupo mannaro.

Stefan e Klaus si scontrano, e quando la lotta sembra andare male arriva Damon, che salva il fratello. A sconfiggere definitivamente Klaus ci penserà Elena, tornata dall'Altro Lato e aiutata dagli spiriti che giaciono nel cimitero di Fell's Church. Elena torna umana e Damon se ne va.

Commento al Primo Ciclo  

-Inutile soffermarsi sui clichè delle storie ambientate nei licei americani, come il gruppetto di ragazze popolari, i giocatori di football, i balli della scuola ecc.

-Innanzitutto si noti su che basi si posa la storia tra Stefan ed Elena: lei vuole averlo solo per scommessa e per poter dimostrare a tutti che essendo la più bella e popolare può avere il ragazzo ambito da tutte; lui la rifiuta perchè lei assomiglia tantissimo a Katherine, ma poi la segue di nascosto e se ne innamora, senza sapere il perchè visto che non hanno mai fatto un discorso prima del loro primo bacio.

-Stefan è a dir poco nauseante. E Elena lo segue a ruota. Vediamo alcuni esempi:

Elena, dopo due giorni che sta con Stefan (due di numero: Tyler ha provato a violentarla, lui l'ha salvata, si sono baciati, il giorno dopo lei va da lui), Elena scopre che Stefan la ama da un bel po' di tempo.

Oh Stefan. Gli occhi le si colmarono di lacrime, e l'amore le gonfiò il petto impotente, traboccante. Da così tanto tempo? Ti piaccio da così tanto tempo? Oh Stefan, ti amo...

E non importa se non riesci a dirmelo, pensò. Non importa se non riesci a dirmelo in questo momento. Lo dirò io per tutti e due. E un giorno imparerai.

Si conoscono da due giorni. Non hanno fatto un discorso che sia uno, lei non sa niente di lui, eppure questo è quanto ci fornisce l'autrice.

-Katherine arriva a Fell's Church completamente a caso, dopo seicento anni, e decide di vendicarsi dei due fratelli, che anzichè fare pace come lei voleva si sono uccisi. Come ogni cattivo che si rispetti, prima di uccidere Elena, Damon e Stefan fa un discorso lunghissimo sui motivi che la spingono a farlo, sulla sua storia ecc.

-Nella serie Stefan arriva a Fell's Church perchè lì abitava da umano, qui invece non viene spiegato il perchè Stefan abbia deciso di venire a Fell's Church.

-Vediamo la scialbezza del personaggio di Matt, che aiuta il gruppo solo perchè è innamorato di Elena MA, attenzione, non perchè vuole riconquistarla, (no, perchè lui è amico di Stefan): lui fa tutto questo perchè tiene a lei, vuole vederla felice e vuole essere sicuro che stia bene. Ogni tanto viene detto che lui e Bonnie sembrano diventare più intimi, ma la situazione non si smuove.

-Viene sempre descritto l'abbigliamento delle ragazze, ripetendo spesso che i loro vestiti sono firmati, che loro non andrebbero mai in giro vestite male ecc.

-Elena non ha mai un pigiama, ha solo camicie da notte, eppure riesce ad essere sexy comunque.

-Elena ha sempre la sottoveste, rigorosamente di seta, anche quando ha i jeans.

-Elena non ha elastici per capelli (i suoi bellissimi, biondi e lucenti capelli) ma fiocchi. Il suo preferito è quello color albicocca. Ora, posso capire una maglietta o una gonna preferita, ma un fiocco? Una ragazza normale perde gli elastici, non ci si affeziona.

-Tyler prova a violentare Elena e questo non influisce minimamente su di lei. Nemmeno lo denuncia. Ovviamente quando lui ha proposto di appartarsi nel bosco lei non poteva immaginare che ci avrebbe provato. Ingenua, lei credeva avrebbero giocato a nascondino.

-Bonnie, Elena e Caroline sono un gruppo di civette. Non hanno altro interesse se non quello di provarci con tutti i ragazzi fighi della scuola e non hanno un minimo di codice o di etica. Ad esempio, Elena ha lasciato Matt al mattino, e alla sera Bonnie comincia a fare apprezzamenti su di lui, su quanto sia intrigante e su quanto lo vorrebbe. Meredith no, lei è quella posata e logica.

-Viene introdotto il personaggio di Alaric Saltzman. Per i fan della serie, è una brutta batosta scoprire che il nostro adorato professore di storia sexy è poco più di un ventenne impiccione che cerca di scoprire l'esistenza dei vampiri perchè appassionato di parapsicologia. È un personaggio inutile, sparisce dopo i primi libri ma viene detto costantemente che è fidanzato con Meredith e che è in dei posti sperduti per studiare creature soprannaurali; Meredith gli manda dei telegrammi per avere aiuto in materia con Klaus ecc ma viene detto che lui non li riceve.

-Siccome Damon e Stefan sono italiani (anche qui ci sarebbe da aprire una parentesi riguardo ai nomi, che non solo dovrebbero essere italiani, ma addirittura italiani del 1500) ogni tanto l'autrice per far vedere che lei sa questa lingua scrive parole totalmente a caso in italiano. Vediamo ad esempio la parola zuccone: Stefan la usa per insultare il fratello. Va bene se stai parlando con un bambino di cinque anni che non vuole mettere il grembiule all'asilo, o se il circolo letterario rinascimentale rifiuta il tuo scritto, ma per insultare tuo fratello non usi zuccone, usi il sano e noto testa di c***o.

-Viene ribadito per tutti i libri che i due fratelli sono vissuti durante il Rinascimento italiano. Un periodo culturale non viene etichettato durante il suo sviluppo, bensì decenni o secoli dopo. Ad esempio, il medioevo viene chiamato così durante il periodo dell'Umanesimo. Quindi Stefan, che è vissuto nel 1500, non può parlare del Rinascimento come Gabry Ponte parla degli anni 2000. No, perchè tu che ci hai vissuto sai che non lo chiamavano così in quel tempo.

-L'autrice non sa cosa sia la varietà lessicale in campo delle metafore, infatti usa sempre le stesse. Vediamo Bonnie che ha i capelli color fragola, Elena che ha i capelli biondi come l'oro e gli occhi blu come zaffiro, Caroline che ha i capelli biondo ramato. E così via.

-Avevo detto che Bonnie è una strega? Già, dice di discendere dai druidi e attraverso di lei lo sprito della fondatrice della città mette in guardia Elena e gli altri sulla presenza di Katherine. Ma Bonnie è COMPLETAMENTE inutile. Piange, sviene e si lamenta.

 

La prima parte dei romanzi termina qui. Il secondo ciclo (composto da ben sei libri) è da considerarsi un capolavoro della letteratura trash, nulla in confronto al primo.

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TO BE CONTINUED...

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Michela Bianco

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Per leggere la SECONDA PARTE  della Recensione: IL DIARIO DEL VAMPIRO PARTE II

Hitchcock: tra psicologia e thriller

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Alfred Hitchcock nasce nel 1899 a Londra ed è sicuramente una, se non la prima, mente geniale in grado di introdurre nei suoi film un significato nascosto. I temi trattati in modo più o meno evidente sono delle innovazioni per quell’epoca: Hitchcock diventa un rivoluzionario che esprime attraverso la suspance concetti latenti che vanno a insinuarsi nell’animo dello spettatore conducendolo a un vero e proprio viaggio in sé stesso e a porsi delle domande, andare oltre al semplice “guardare un film”.

Naturalmente Hitchcock è conosciuto alla maggioranza per il suo film più famoso: Psycho. La sua produzione è, però, talmente vasta e diversificata che Psycho, per quanto film cult che non può mancare nel bagaglio di ogni cinefilo, andrebbe almeno accompagnato ad altri capolavori di Hitchcock. In questo articolo, oltre a Psycho, verrà citato ed analizzato un altro capolavoro dal punto di vista piscologico.

Rebecca (1940). Rebecca la prima moglie è uno di quei film che non sempre chi è figlio degli anni ’90 riesce a comprendere. La storia inizia con una ragazza timida e impacciata, dama da compagnia di una ricca donna, Edyth Van Hopper, zitella e inacidita dagli anni. Nell’albergo in cui le due alloggiano arriva un uomo affascinante e ricco che, naturalmente, la Van Hopper conosce: si tratta di Maximilian De Winter, proprietario del Castello di Manderley, in Inghilterra. La dama da compagnia e De Winter si conoscono, lei continua a essere imbranata e lui ha quel fare un po’ burbero, da uomo vissuto che la fa sentire protetta ma anche intimorita. Ad ogni modo, Max la chiede in sposa e lei non vi pensa due volte ad accettare.

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Tema che accomuna i film che saranno citati in questo articolo è la presenza di donne al centro delle storie. In Rebecca la prima moglie ne troviamo tre nonostante il fatto che solo due di esse appaiano effettivamente nel film, ciò accade perché la terza è Rebecca e la sua assenza è più profonda e segnante della sua presenza. Lei è a Manderley, in ogni stanza, vive come un fantasma attraverso i ricordi di tutti, amici e parenti, persino nei tovaglioli. La stanza di Rebecca, in una delle prime scene a Manderley, è chiusa e appartiene all’ala ovest dove nessuno, dalla sua morte, si reca più. Inoltre davanti alla porta imponente della stanza di Rebecca c’è un cane, di piccola taglia, non uno da guardia ma l’inquadratura rende comunque quella stanza simile a quella dell’Inferno custodita da Cerbero. Rebecca e la novella signora De Winter sono continuamente paragonate, anche se Rebecca era perfetta, lei sapeva come comportarsi nell’alta società di cui faceva parte, a renderlo ancora più evidente è la sua rubrica con nomi di persone illustri.
La protagonista è molto giovane e insicura, tuttavia dimostra sin da subito di essere una donna sensibile, che ama disegnare e che presenta una sottile ambivalenza: nonostante i suoi atteggiamenti siano goffi, dimostra una valida spavalderia quando, in uno dei primi incontri con il signor De Winter, lo disegna intento a osservare il mare. Questo comportamento emerge anche più avanti nel film quando tenta di cacciare dalla stanza la signora Van Hopper. A Manderley cambia tutto però: lei deve essere all’altezza di Rebecca, deve cercare di raggiungere i suoi livelli e tutti le hanno fatto capire che sono molto alti. Perciò tenta di essere la donna che gli altri vorrebbero, quella piccola parte di lei che cercava di imporsi e di essere autorevole viene sotterrata dal ricordo di Rebecca. Cerca una continua alleanza con la signora Danvers, la governante, che la inganna e la conduce addirittura a mostrarsi in modo ridicolo di fronte a tutti. Ci si sta riferendo naturalmente a una delle scene più belle dell’intero film: quella del ballo in maschera in cui la giovane riporta in vita, a sua insaputa, Rebecca, indossando un vestito utilizzato l’anno prima da lei. Dopo quest’episodio la giovane rischia addirittura il suicidio, fomentato dalla signora Danvers.
La signora Danvers è una donna fredda che sin dal primo momento tenta di annientare la nuova arrivata che osa camminare e vivere nella casa della sua unica padrona. La cattiveria di questa donna, silenziosa e subdola, è anch’essa legata al lutto e alla sua totale mancanza d’identità perché attraverso lei, più di ogni altro, vive Rebecca.

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Psycho. (1960) Marion è giovane e bella, lavora a Phoenix in un’agenzia immobiliare e ha una relazione con Sam. All’agenzia di Marion si presenta un ricco cliente e quando il capo incarica la ragazza di portare quarantamila dollari in banca lei ne approfitta e scappa con i soldi sognando una vita differente.
In una notte di pioggia Marion arriva al Bates Motel, dopo aver immaginato le reazioni del suo capo, di sua sorella e del suo adorato Sam; per fortuna al motel c’è Norman Bates che fa due chiacchiere con lei. Norman le prepara la cena e le racconta dei suoi hobby e della vita che conduce con sua mamma, nella casa vicino al motel.
Dopodiché Marion decide di andare a fare una doccia e viene brutalmente uccisa a coltellate dalla madre di Norman; quest’ultimo, figlio devoto, pulisce la scena del crimine e si occupa di far sparire macchina, bagagli e corpo della donna.
Nel frattempo la scomparsa di Marion insospettisce sua sorella e Sam, i quali decidono, con l’aiuto del detective Arbogast di cercare la ragazza in tutti i motel della zona. Quando il detective arriva al Bates Motel, Norman è molto incerto, sostiene di non aver mai visto la ragazza ma quando Arbogast insiste, Norman confessa che la ragazza aveva preso una camera la settimana prima.
Arbogast non totalmente convinto dalla storia di Norman decide di parlare anche con la vecchia e malata madre del ragazzo nonostante quest’ultimo gli dica che non ci sia bisogno di prendere in considerazione le opinioni di un’anziana. Arbogast riesce a entrare in casa e anche lui subisce i colpi letali della madre di Norman, la donna lo accoltella proprio quando lui è sul punto di entrare nella sua stanza.
Sam e Lila, sorella di Marion, ancora più insospettiti dal silenzio improvviso di Arbogast decidono di andare al Bates Motel ma prima chiedono alcune informazioni allo sceriffo della città, il quale comunica loro che la madre di Norman è morta circa dieci anni prima. Increduli ma non demotivati, Lila e Sam si recano al Bates Motel e si fingono una coppia qualunque: mentre Sam distrae Norman, Lila si intrufola nella casa, cerca la madre di Norman dovunque finché non arriva in cantina e fa una macabra scoperta. La madre di Norman è uno scheletro ed è lui che ne fa le veci travestendosi e compiendo omicidi.

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Psycho è sicuramente il capolavoro di Hitchcock e nonostante siano passati quasi sessant’anni dalla sua uscita riesce ancora a dare quel senso di inquietudine e angoscia mentre lo si guarda. Infatti lo spettatore non si sente a proprio agio mentre guarda questo film. Anche qui, come in Rebecca, troviamo il gioco di luci e ombre che rende i luoghi macabri anche quando è giorno.
La casa dei Bates è imponente e fa da guardia al motel ai suoi piedi, come una madre con il proprio figlio. Ed è proprio di questo che parla la storia in sé, di un rapporto madre – figlio molto particolare, ma andiamo con ordine.

Nonostante il titolo del film, Norman Bates è tutto eccetto uno psicopatico. Norman è uno di quei personaggi che intrigano e, nello stesso momento, fanno tenerezza. Norman è di aspetto gradevole, impacciato, incerto, mentre parla con Marion balbetta addirittura. È molto gentile, le prepara la cena, parla con lei e sembra molto comprensivo, sembra quasi capire che la ragazza stia scappando da qualcosa e che si sia cacciata nei guai. Norman è un ragazzo affettuoso che parla bene di sua madre, una donna che ha “un problema di nervi”, come sostiene lui stesso, dopo la morte del suo ultimo compagno non si è più ripresa. Norman parla a lungo con Marion, le confessa dettagli della propria vita che forse la maggior parte delle persone non direbbe alla prima persona che incontra e così anche lo spettatore viene a sapere che il padre di Norman è mancato quando lui era piccolo e che, in seguito, la madre ha incontrato un nuovo compagno che però è morto in un modo particolare anche se non viene svelato quale.
Norman è, quindi, una persona con un passato travagliato ma che appare come tranquillo e intimidito, forse dalla bellezza e dal carattere schivo di Marion, la quale da l’impressione di essere un po’ ammaliata e un po’ impaurita da lui.

Quando però Marion suggerisce a Norman di mettere la madre “in uno di quei posti”, Norman si infuria, non è accettabile per lui mettere la madre in un manicomio.
Giungiamo così alla famosa scena della doccia che ha sconvolto moltissime persone ed è una scena con un carico emotivo non indifferente, anche adesso che i film hanno gli effetti speciali, quella rimane una delle scene più famose del cinema. Ciò che colpisce è che nonostante le coltellate non viene data importanza alle ferite o al sangue, la scena rimane pulita, sembra quasi che non si sia compiuto un omicidio (ben diverso dalle scene delle serie televisive di oggi) in quel bagno bianco, creando un contrasto evidente.
Tuttavia Norman non è psicopatico. Hervey M. Cleckley fu il primo a indagare la psicopatia e dai suoi studi nacque anche un saggio “The Mask Of Sanity”, tuttavia è la Psychopathy Checklist di Hare che, negli anni Settanta, incorpora molti criteri definiti grazie a quelli evidenziati da Cleckley. Infatti Hare sottolinea criteri comportamentali come aggressività, delinquenza e impulsività e tratti di personalità come mancanza di rimorso, fascino, grandiosità, tendenza a mentire. Perciò la descrizione dello psicopatico non combacia proprio con il nostro Norman.
Un’altra caratteristica importante da sottolineare è che sia Cleckley sia Hare affermano che tendenzialmente lo psicopatico non è violento, ossia non commette omicidi o reati che comportano crimini gravi.
Le caratteristiche della psicopatia sono neurobiologiche, emozionali e cognitive. Queste tre aree sono ovviamente condizionate l’una dall’altra, infatti alcuni studi hanno evidenziato che livelli di psicopatia sono associati a ridotte dimensioni dell’amigdala che è anche l’area delegata alle emozioni. Alcuni items della PCL – R, ossia la PCL rivisitata, sono la loquacità e il fascino superficiale, un senso grandioso di sé, menzogna patologica, assenza di rimorso, tendenza a mentire e a truffare, essere incapace di provare emozioni, mancanza di empatia, comportamento sessuale promiscuo, impulsività e irresponsabilità.
Questi elementi non sono compatibili con Norman che appare invece impacciato più che sicuro di sé e, inoltre, non è impulsivo e nemmeno irresponsabile. Naturalmente se si parla di Norman si deve parlare anche di sua madre.
Ciò che traspare dal film è una donna bigotta, egocentrica e tirannica che non è stata totalmente in grado di occuparsi di Norman. La morte del padre sconvolge il bambino e la madre, dopo aver conosciuto il nuovo compagno, rinnega il proprio figlio.
Donald Winnicott (1896 – 1971) afferma che ad un certo punto la relazione madre – bambino cambi (come è normale che sia) e il bambino deve accettare di non poter più effettuare su di lei un controllo onnipotente e appare l’angoscia di separazione che è legata alla conoscenza, da parte del bambino, della rabbia e di frustrazione. Rabbia e frustrazione si manifestano perché avviene il riconoscimento dell’esistenza di un mondo esterno: il bambino ha paura di fronte a qualcosa di esterno o, come lo definisce Winnicott, un “Non – Sé”.
In questo modo la mamma diventa una “madre oggetto” e una “madre ambiente”: la prima soddisfa i bisogni del lattante, con la seconda si intende la madre come persona, che protegge il bambino e si occupa attivamente di lui.
Forse ciò che la madre di Norman non è stata in grado di gestire è proprio quest’ultima funzione di preparazione del bambino di fronte all’ambiente: non è avvenuta un’adeguata separazione.
Così Norman, ferito e sostituito, avvelena sia la madre sia il compagno: “il matricidio è il crimine più insopportabile di tutti per il figlio che lo commette”, afferma lo psichiatra alla fine del film.
Norman però si rende conto di ciò che ha fatto e prova un senso di colpa così profondo che lo attanaglierà per tutta la vita. Nel pensiero di Melanie Klein (1882 – 1960) il primo oggetto desiderato e, al contempo, odiato è la madre. Il bambino ama la mamma nel momento in cui essa soddisfa i suoi bisogni e quindi lo fa sentire amato e gratificato. Il senso di colpa, quindi, nasce perché compaiono delle fantasie che però non possono essere soddisfatte dalla mamma in quel momento, ciò causa aggressività e il bambino sente di odiare la mamma. Quando però si rende conto che la mamma è buona vuole solo “ripararla” ed è qui che nasce il senso di colpa. I sentimenti di colpa possono essere un incentivo verso la creatività, l’amore e il lavoro.
Norman tenta di sradicare il delitto dalla propria mente e prova a mantenere l’illusione della madre in vita. La realtà è intollerabile, invadente e ingestibile: il fatto che Norman si travesta e che parli come sua madre, usando la sua voce, è il tentativo di trasformarsi in lei, di riportarla in vita. Infatti l’omicidio di Marion viene compiuto dalla madre e l’illusione di non averla uccisa, si compie.

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Prima di concludere bisogna sottolineare il primo personaggio femminile che incontriamo: Marion Crane. Marion non è la classica donna degli anni Sessanta: intrattiene una relazione sessuale con Sam, con il quale non è sicura di potersi sposare poiché i problemi finanziari di entrambi scoraggiano i suoi sogni e le sue speranze. Marion dimostra di essere una donna che non riesce a lasciar andare i suoi desideri e compie un gesto estremo e impulsivo, quando si trova di fronte all’occasione di poter costruirsi un futuro non vi pensa due volte. Tuttavia anche in lei troviamo un profondo senso di colpa che le fa anche immaginare che cosa avrebbero potuto pensare gli altri. Si trova a pensare al suo capo, alla sua collega, a sua sorella e a Sam e a come avrebbero reagito sapendo che era una ladra, una sciocca che aveva sperato di poter ricominciare e cambiare vita. Marion è molto sola, non ha nessuno a parte la sorella che però interviene probabilmente troppo tardi e che non capisce totalmente il suo imbarazzo, che lo stesso Sam non è in grado di comprendere.

Hitchcock sottolinea, attraverso i suoi film, il ruolo delle madri descrivendole non come l’idea che la società ha della mamma, ma come donne distruttive per i loro figli: tali elementi emergono anche in altri film, come ne “Gli uccelli”.
Gli uomini, al contrario, hanno bisogno delle donne: Max De Winter dimostra che il suo fascino iniziale è solo una maschera, un velo che indossa di fronte a tutti passando per colui che è affranto per la morte della prima moglie e che solo alla fine può confessare alla nuova signora De Winter di aver odiato Rebecca. Norman appare debole e succube della mamma, la vede come la donna che l’ha amato e nello stesso modo la vede come quella che l’ha anche messo in secondo piano rispetto al suo nuovo compagno.

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In conclusione, Hitchcock è stato in grado di porre la suspense al centro dei suoi film senza la necessità di utilizzare sangue o mostri. Il suo uso di luci e ombre, di case buie e di “vedo – non vedo”: benché non ci siano effetti speciali particolari, c’è un profondo senso di inquietudine.
Hitchcock evidenzia l’importanza dell’esistenza e dell’accettazione della malattia mentale e a quanto fosse importante, soprattutto all’epoca. Hitchcock è stato in grado di mettere in primo piano tematiche forti e di svilupparlo all’interno di storie di quotidianità, ha messo in luce elementi della personalità e del carattere dei personaggi in modo che lo spettatore si sentisse spaventato e al contempo intrigato dimostrando che quei personaggi potessero somigliare a noi stessi.

 

Alessandra Sansò

 

 

Bibliografia

Factor Structure of the Psychopathic Personality Inventory: Validity and Implications for Clinical Assessment, Stephen D. Benning, Christopher J. Patrick, Brian M. Hicks, Daniel M. Blonigen, and Robert F. Krueger

Il lutto: dai miti agli interventi di facilitazione dell’accettazione. Claudia Perdighe, Francesco Mancini (2010) Europe’s Journal of Psychology 3/2009, pp. 56-81 www.ejop.org

Hitchcock’s Conscious Use of Freud’s Unconscious Constantine Sandis Oxford Brookes University and NYU in London

Utilità diagnostica del disturbo antisociale e psicopatico di personalità. Proposte e revisioni del DSM – V, Romy Greco, Ignazio Grattagliamo

Melanie Klein, Joan Riviere, “Amore, odio e riparazione”, Casa editrice Astrolabio

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Sitografia Immagini

http://www.loppure.it/rebecca-la-prima-moglie-daphne-du-maurier/

https://movieplayer.it/foto/joan-fontaine-in-una-scena-di-rebecca-la-prima-moglie_114162/

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Laurence_Olivier_Joan_Fontaine_Rebecca.JPG

https://sillyfunda.wordpress.com/2014/02/06/review-synopsis-psycho-1960/

https://www.gettyimages.ch/detail/nachrichtenfoto/in-the-shower-scene-from-the-film-psycho-marion-crane-nachrichtenfoto/517331430#/in-the-shower-scene-from-the-film-psycho-marion-crane-screams-in-as-picture-id517331430

http://www.horrorpilot.com/bates-motel/

TROY: THE FALL OF A CITY 
Una trasposizione fedele o un ignobile disastro?

Troy: The fall of a city

Febbraio 2018: Netflix lancia una nuova serie tv dal titolo Troy: the fall of a city.

Il solito remake all'americana di un poema già visto e rivisto? Eppure questa volta la serie sembra avere le carte in regola per essere una dignitosa trasposizione cinematografica dell'Iliade.

Otto episodi da un'ora, dalla nascita di Paride alla presa della città, in cui i personaggi vengono caratterialmente sviluppati e la trama si dipana in un turbinio di complotti, battaglie e scontri.

Nessun evento sembra accadere alla leggera, ma tutto viene motivato e giustificato facendoci intendere che i produttori della serie sanno cosa stanno maneggiando e lo stanno facendo con cura. Vi sono addirittura personaggi ed episodi che risultano secondari persino per il poema e che si inseriscono abilmente all'interno della trama, che non risulta mai noiosa o scontata.

I personaggi sono fortemente caratterizzati e mostrati con il loro duplice aspetto: quello umano e quello eroico. Nessun personaggio viene etichettato come buono o cattivo: ognuno ha doti e vizi che causano la rovina o il successo, senza mostrarne uno come migliore di un altro.

Nessuno viene giustificato o colpevolizzato, e non vi è uno schieramento preferito. Le scene infatti alternano episodi all'accampamento acheo e episodi in quello troiano. Un equilibrio che si mantiene per tutta la durata della serie.

A questo punto è bene chiarire perchè la serie sia da considerarsi una dignitosa trasposizione e cosa invece non la rende un'ottima trasposizione.

Cominciamo dai punti a favore:

1) Il primo episodio sembra partire bene perchè si vede subito l'allontanamento di Alessandro dalla corte troiana, la sua crescita nelle campagne con il nome di Paride, e soprattutto il Pomo della Discordia, un avvenimento che viene spesso tralasciato ma che è essenziale per la storia. Paride infatti, è chiamato a scegliere chi tra Afrodite, Atena e Era sia la più bella; sceglie la prima, che gli promette l'amore della donna più bella del mondo. Ed è qui che entra in gioco Elena di Sparta.

2) Altro dettaglio degno di nota è la decisione di Zeus di non prendere parte allo scontro tra greci e troiani: si limita quindi ad osservare le dinamiche della guerra. Al contrario, durante la prima battaglia si vedono gli dèi che scendono in campo con l'esercito favorito e benedicono gli eroi. Il ruolo degli dèi all'interno del poema è infatti fondamentale.

3) Viene anche approfondita la relazione omosessuale tra Achille e Patroclo (che ricordiamo: nel film Troy erano presentati come cugini) e il motivo per cui Achille decide di non prendere parte alla battaglia che causerà la morte dell'amato.

Achille, inoltre, viene sviluppato a 360 gradi: un uomo spavaldo, sicuro di sè e che non obbedisce ad alcun ordine di re, perchè la sua decisione di prendere parte alla guerra è il desiderio della gloria eterna.

4) Il personaggio di Odisseo gode anch'egli di un'introspezione completa. La prima volta che compare sta spargendo sale sulla sabbia, stratagemma architettato per non prendere parte alla guerra. Tuttavia, scoperto l'inganno, viene costretto a seguire Agamennone a Troia. E qui dà prova della sua astuzia e della sua bravura, senza mai sottrarsi ai suoi doveri di re.

5) Le morti dei personaggi della serie sono fedeli a quelle del poema. Patroclo viene ucciso da Ettore, Achille da Paride prima della vicenda del cavallo, Astianatte viene gettato dalle mura, e così via.

6) Viene presentata Pantasilea, regina delle Amazzoni, che viene uccisa da Achille.

 

Tuttavia, come ogni trasposizione, ci sono delle falle. E questa serie ha qualche scivolone: qualcuno lieve, qualcuno no.

1) I greci e i troiani seppelliscono i morti. Ebbene sì. Le pire, le monete sugli occhi... tutto sostituito da delle moderne tombe di famiglia.

2) Telemaco è già grandicello quando Odisseo parte. Ricordiamo che nei poemi Telemaco è ancora in fasce e non conosce suo padre; qui invece Odisseo, prima di partire, gli dice di badare alla mamma e, scivolone finale, alla sorella.

3) Ifigenia viene sacrificata da Agamennone prima di partire. Sebbene questo episodio appartenga al repertorio classico, non è nell'Iliade che si trova, ma nelle tragedie di Euripide.

4) Nella serie è Diomede a smascherare Odisseo quando si finge pazzo. In realtà nel poema questo compito tocca a Palamede, che verrà poi ucciso da Odisseo nell'accampamento acheo a Troia.

 

È importante discutere anche di una parte aggiunta nella serie, che ha un'importanza notevole per lo sviluppo della trama: il complotto che coinvolge Elena.

Elena infatti è colpevole di aver passato delle informazioni ad Achille e di aver fatto infiltrare i greci a Troia. Se da un lato può sembrare uno stravolgimento della trama, da un altro è bene osservare come il tradimento di Elena serva per farla funzionare. In che modo?

Se la serie fosse fedele al cento per cento al poema, la storia d'amore tra Paride e Elena sarebbe una sorta di infatuazione indotta da Afrodite: in una trasposizione cinematografica è difficile da realizzare, e risulterebbe quasi posticcia. Infatti ogni personaggio viene caratterizzato, ed è impossibile caratterizzare Paride e Elena se questi sono manovrati in tutto e per tutto dagli dèi. I creatori perciò hanno preferito optare per una soluzione intermedia, che appare ben riuscita: Afrodite è responsabile dell'innamoramento dei due giovani, ma la loro relazione si sviluppa autonomamente.

Tuttavia Elena alla fine torna con Menelao, e se Paride e Elena sono la coppia di innamorati nati sotto cattiva stella è impossibile spiegare una svolta di trama del genere. Perciò è qui che risulta necessario il complotto: Elena acconsente a tornare con Menelao se questo lascerà in pace la città. Ovviamente Menelao non terrà fede al patto, e la città verrà presa. In questo modo si è rispettato appieno la trama del poema, e la storia ci risulta credibile.

Due parole sono da spendere sulla scelta del cast. La serie ha infatti ricevuto numerose critiche per la decisione di inserire alcuni attori di colore, che interpretano Achille, Patroclo, Zeus e Enea. Una scelta che aveva già creato scalpore nel mondo dello spettacolo quando Hermione Granger era stata rappresentata da una ragazza nera nella versione teatrale di Harry Potter.

Prendiamo Achille: nell'Iliade leggiamo:

 

venne Atena dal cielo; l'inviò la dea Era braccio bianco
amando ugualmente di cuore ambedue e avendone cure;
gli stette dietro; per la chioma bionda prese il Pelide, a lui solo visibile; degi altri nessuno la vide.

(Iliade, Libro I, verso 189)

 

Non è quindi nè nero nè tantomeno pelato. Va bene il politicamente corretto, ma dare il ruolo di Achille a David Gyasi è come dare quello di Otello a George Clooney.

 

 

Nell'insieme, comunque, la serie tv pare essere una delle migliori trasposizioni cinematografiche dei poemi omerici degli ultimi decenni: rispetta quasi totalmente la trama e le introspezioni dei personaggi, è credibile dal punto di vista dei costumi e della scenografia ed è coerente con ciò che si propone di raccontare: non l'Iliade, nè la biografia di Paride, ma la caduta di Troia. E per rappresentarla è necessario partire dalla profezia su Paride e concludere con la partenza degli Achei dalle spiagge di Troia.

Dopo Troy (film del 2004), che ha stravolto la storia al punto di vedere Paride e Elena che scappano da una Troia in fiamme, questa serie sembra aver ridato fiducia alle trasposizioni cinematografiche di opere classiche, ed è degna di essere vista.

 

Michela Bianco

 

Bibliografia

 

Iliade, traduzione di Calzecchi-Onesti, Einaudi, 1991

 

Orphan Black
Recensione

Orphan Black è una di quelle serie che mi mancherà. Purtroppo poco nota in Italia, la trama affronta alcuni temi interessanti tra cui: la clonazione, la crisi di identità, il suicidio, la famiglia, le relazioni di amore e di amicizia, in una maniera a mio parere del tutto originale. Ma andiamo con ordine. Ho scoperto questa serie tramite un'amica che la stava seguendo e ho deciso di iniziarla dopo aver guardato il trailer. Si tratta di una serie tv canadese trasmessa a partire dal 2013 per un totale di 5 stagioni. La trama è mindblowing (non al livello di Dark, ma quasi), ma questa volta il tema principale non è il tempo, bensì la scienza, nello specifico la clonazione e tutte le conseguenze che comporta sull'identità e sui rapporti sociali, in contrapposizione alla religione e al fanatismo.

Orphan Black

La protagonista, Sarah Manning (interpretata dalla splendida Tatiana Maslany, di cui vorrei parlare in seguito), assiste casualmente al suicidio di Beth Childs in una stazione ferroviaria e scopre in seguito che si tratta uno dei suoi molteplici cloni. A causa di alcuni problemi con l'ex fidanzato spacciatore decide di rubarle l'identità, essendo completamente identica a lei per quanto riguarda l'aspetto fisico, e cerca di impersonarla non senza molti sospetti e difficoltà. Essendo stata Beth una poliziotta, Sarah entra in possesso di alcune importanti scoperte riguardo i loro cloni sparsi per il mondo e questo comporterà per lei molti guai. Viene a conoscenza delle sue sorelle anche grazie all'aiuto del dolcissimo Art (un poliziotto innamorato di Beth) e scopre il vero valore della famiglia, già composta della figlia Kira, il fratellastro Felix e la madre adottiva "Signora S" (Siobhan).

La clonazione ha delle ripercussioni sulle vite di Sarah, Alison, Cosima, Helena e Rachel, su cui si focalizza la vicenda, tutte interpretate dalla medesima attrice, Tatiana Maslany. Ammetto che si tratta di una scoperta sensazionale, Tatiana è assolutamente la chicca di Orphan Black grazie alle sue immense doti. Ognuno dei cloni presenta caratteristiche comportamentali ben definite (chiariamo subito che non si tratta di personaggi statici, anzi, al contrario, non smettono mai di stupire), così come un look e una voce ben distinguibile. La bravura dell'attrice consiste proprio nell'intepretare queste cinque donne rendendole immediatamente riconoscibili (senza contare gli altri cloni che compaiono marginalmente), tanto che a momenti ci si dimentica del fatto che si tratta sempre della stessa persona. Degne di nota sono le scene in cui Tatiana impersona un clone che imita un altro clone rendendo il tutto perfettamente comprensibile e facendoci smarrire in un loop di diverse identità.

I personaggi e le loro storie sono assolutamente l'aspetto più importante della serie e potremmo quasi dire che la maggior parte di loro compie un percorso di evoluzione e maturazione, con una netta distinzione tra i personaggi buoni e quelli cattivi, rappresentati dall'organizzazione scientifica contro cui combattono le sorelle. Non secondari sono anche i relativi partner, che agiscono attivamente per risolvere o complicare la situazione. Nelle ultime stagioni viene presentata una serie di cloni maschili, che ha la funzione di controcanto alla vicenda principale, ma non può assolutamente competere  con le sorelle (o meglio, con le mille interpretazioni di Tatiana), legate tutte (o meglio, quasi tutte) da un amore forte e sincero. Orphan Black mette in scene un'ampia gamma di diversità e sfaccettature dei singoli personaggi, uniti da intricate relazioni e sottotrame differenti.

Orphan Black è una serie di fantascienza, ma è anche molto drammatica, ma di un drammaticità sempre compensata da momenti comici ed ironici. Questo è assolutamente un ulteriore punto di forza, perchè Orphan Black ti fa piangere, ma ti fa anche ridere (oltre a farti incuriosire e molto spesso arrabbiare). Insomma, attraverso l'ironia viene momentamente smorzata la tensione e veniamo a conoscenza di ulteriori aspetti dei personaggi, rendendoli quasi tutti o fortemente amati o fortemente odiati. La coppia che dà una spinta in questa direzione è composta da Alison e Felix (con l'aggiunta del marito di Alison, Donnie).

Come accennato precedentemente, Orphan Black è anche basata sulla contrapposizione tra scienza e religione, rispettivamente rappresentati dal Dyad Institute e dai Proletani, entrambi fanatici a modo loro. Vengono rappresentate le "vittorie" e le sconfitte di ambedue le fazioni, ma soprattutto vengono messi in risalto gli errori e le stravaganze. La clonazione è un dato di fatto, è avvenuta e non si può semplicemente cancellare, per cui il vero obiettivo è quello di impedire che venga perpetuata ulteriormente, soprattutto per opera delle persone sbagliate.

L'identità è ovviamente uno dei temi cardine. Le sorelle sono assolutamente identiche fisicamente (escluse le acconciature e i vestiti), ma hanno sviluppato interessi diversi, personalità diverse, modi di esprimersi diversi ed instaurato relazioni di amore e d'amicizia diverse, eppure i geni sono gli stessi. Allora la serie si sofferma sulle varie differenze caratteriali che derivano in gran parte dall'ambiente e dal contesto culturale in cui ogni clone ha vissuto ed è stato educato. Ma nonostante tutte le divergenze, Sarah e le sorelle ambiscono ad essere un'unica famiglia che ama profondamente tutti i suoi componenti accentandoli così come sono. E questa caratteristica emerge in ogni puntata tanto che anche noi finiamo per affezionarci ai personaggi nonostante i loro difetti.

Insomma, cosa state aspettando?

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Roberta Rustico

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Sitografia

https://metro.co.uk/2017/08/12/the-orphan-black-clones-ranked-from-worst-to-best-6840063/

https://www.wired.com/2015/04/binge-guide-orphan-black/

https://americaneye.al/dy-fytyrat-e-cdo-shenje-horoskopi-zbuloni-tiparet-qe-nuk-te-deshironit-ti-dinit-per-veten/

https://www.imdb.com/title/tt2234222/

Dark: dalla confusione allo stupore.
Recensione

Dark

Se state cercando una serie tv mind blowing, che vi lascia perennemente in uno stato di confusione, allora Dark è quello che fa per voi. Sono una grande appassionata di serie tv, dalle più canoniche Game of thrones, Breaking Bad, alle più sconosciute Orphan Black e Penny Dreadful e sono sempre interessata a ciò che Netflix ha da offrire. Confesso che questa volta ero un po' scettica; se tutti parlano di una serie tv o è una figata, o è assolutamente da cestinare. Col senno di poi devo ricredermi ed ammettere che Dark è davvero la chicca del 2017 e spero che questa lettura vi invogli ad incominciarla.

Leggere la parola serie tv abbinata all'aggettivo tedesca fa sempre un po' paura. E' risaputo che i tedeschi sono tutt'altro che famosi per le serie tv eccezionali, ma i miei pregiudizi si sono rilevati infondati. A partire dalla sigla (che ho apprezzato moltissimo), Dark ci confonde le idee, mettendoci davanti agli occhi una serie di immagine doppie, "fluide", capovolte, "spezzate", dai confini labili, sulle note della malinconica Goodbye e ci proietta in quella che sarà l'atmosfera della serie: cupa, enigmatica, misteriosa. Dark è anche conosciuta con il nome I segreti di Winden, la città tedesca in cui si svolge la trama, basata sulle strette relazioni presenti, ma soprattutto passate, dei suoi abitanti. Veniamo catapultati nel 2019, un futuro non troppo lontano da noi, ma che presenta segreti che non potremmo assolutamente immaginare.

Chi vi dice che è "uguale a Stranger things", non ha completamente ragione. Ci sono delle somiglianze, è vero, ma l'esito finale è completamente diverso. Ma partiamo dalle similitudini: i bambini occupano un ruolo centrale nel caso di entrambe le serie (questo aspetto è più evidente per quanto riguarda Stranger Things), ma anche nel caso di Dark il motore dell'azione è la scomparsa di un ragazzino, Mikkel. Un altro aspetto su cui vale la pena soffermarsi è la questione del tempo, che approfondirò successivamente. L'ambientazione di Stranger Things è quella degli anni '80 in una cittadina dell'Indiana, mentre in Dark il tempo è assolutamente l'elemento fondamentale ed innovativo dell'intera trama e ci riporta, tra le altre cose, proprio agli anni ottanta e a tutti i suoi cliché a cui siamo abituati. Passiamo poi alla centrale elettrica, che, come sappiamo tutti, è essenziale per quanto riguarda l'Upside down, ma in Dark il rimando ad una dimensione non strettamente umana ed intellegibile è più sottile, poichè il vero dramma è causato dai personaggi stessi e dal loro rapporto con il tempo, non tanto da un Demogorgone e altre creature sovrannaturali. Ma, come accennato prima, ci sono anche delle sostanziali differenze e tra queste spicca il ritmo con cui la vicenda si svolge. Per chi ha in mente la prima stagione di Stranger Things si ricorda sicuramente un susseguirsi di colpi di scena, jumpscares e brividi. Dimenticateveli. In Dark l'atmosfera che prevale è quella cupa, da alcuni definita più prettamente "europea" (rispetto a quella americana di ST), il ritmo è più lento, riflessivo, proprio perchè veniamo a conoscenza dell'intera vicenda pezzo dopo pezzo, alimentando la nostra curiosità e creando un forte senso di tensione e suspance (siamo ben lontani dalle battutine di Dustin e Steve). La minaccia del Sottosopra si trasforma in una minaccia "più umana" che si concretizza nei vari personaggi, nei loro segreti, misteri, tradimenti, rancori, pettegolezzi e odi repressi. Tutto è avvolto da un alone negativo, malvagio.

Ma torniamo al tempo. Le nozioni che tento di sintetizzare sono assolutamente utili nel momento in cui decidete di iniziare la serie. La trama ruota interamente, come già accennato precedentemente, attorno al tema del viaggio nel tempo. La centrale, avvolta da un alone di mistero, nasconde sotto le sue fondamenta un varco spazio-temporale, creato proprio da un cittadino di Winden, un viaggiatore del tempo venuto dal futuro. La ciclicità è un altro cardine della serie, ossia la ripetizione del numero 33, infatti ogni personaggio è in qualche modo legato a queste tre annate: 2019, 1986, 1953. Durante ognuna di esse accadono avvenimenti che stravolgono il naturale corso degli eventi e il normale svolgersi del tempo viene spezzato e diventa reversibile sempre in prossimità di questi anni. Inoltre, nella grotta sotto la centrale c’è un bivio con due strade: una permette di andare avanti nel tempo di 33 anni, mentre l’altra ha la funzione opposta, ovvero riporta i personaggi indietro di... Indovinate quanti anni? Di nuovo 33.

Chiaramente le similitudini con altri film o libri che parlano del viaggio nel tempo sono tante, la più lampante è sicuramente Ritorno al futuro, ma è legittimo anche il paragone con 22/11/1963 di Stephen King. Nello specifico, alcune delle problematiche legate al viaggio nel tempo nella serie ritornano anche in Dark, tra cui l’identità dei personaggi in epoche diverse (significativo il disguido che si crea non avendo un documento valido) e il loro ritorno al presente. Ci sono anche delle somiglianze con Interstellar, dove i protagonisti, letteralmente a spasso nello spazio-tempo, si aiutano a vicenda, e trovano il modo di comunicare attraverso luoghi e anni diversi. Oppure ancora Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, in cui protagonisti salvano loro stessi rendendo quindi legittimo e possibile il loro viaggio nel tempo.

In ognuno di questi film e libri, così come in Dark, è fondamentale il principio per cui il presente sia determinato da tutti i viaggi nel tempo che sono stati compiuti dai personaggi, senza i quali sarebbe stato completamente diverso. Questo principio, o paradosso che dir si voglia, non è affatto “fantascientifico”, anzi è già stato teorizzato in vari modi. Ci sono studiosi che hanno definito impossibile il viaggio nel tempo (paradosso del “nonno”), mentre altri sostengono che sia possibile, ma non nel nostro universo, bensì in uno parallelo, copia del nostro che viene creato nel momento in cui viaggiamo nel tempo (teoria del multiverso). La serie si basa invece sul principio che personalmente ritengo più probabile, cioè quello di autoconsistenza di Novikov, che teorizza che è impossibile agire sul corso degli eventi passati, presenti o futuri, perché essi sono immodificabili, quindi qualsiasi azione non farebbe altro se non rendere ulteriormente possibili questi avvenimenti. È esattamente ciò che accade nella serie, ogni volta che un personaggio viaggia nel tempo, invece di impedire che un fatto si verifichi, crea le condizioni affinchè esso si realizzi. Quindi il corso degli eventi è esattamente il frutto di tutti i viaggi del tempo che continuano a susseguirsi, così come la creazione stessa del varco spazio-temporale, che viene aperto paradossalmente nel momento in cui si stava tentando di chiuderlo. In questo caso è cruciale l’abbandono accidentale di un cellulare nel passato, che favorisce la costruzione della macchina del tempo. Questo è uno dei tanti esempi che conferma la teoria secondo cui non c’è modo di modificare il reale corso degli avvenimenti, tutt’al più lo si può rendere esattamente com’è.

Alla luce di ciò, Dark non è una normale serie tv e richiede un particolare sforzo intellettuale da parte dello spettatore per riuscire a mettere in ordine in maniera razionale gli eventi della trama, ma è proprio questo l'elemento su cui punta, perchè una volta riorganizzato il 'puzzle' ci si trova davanti ad un microcosmo perfettamente costruito e la reazione che ne deriva non può che essere lo stupore. Credo che valga la pena spendere circa una decina di ore (consecutive sarebbe meglio!) per immergersi in questo capolavoro, anche se una volta finito sarete costretti a trovarvi un'occupazione fino all'inizio della seconda stagione, ovvero nel 2019. Non ve ne pentirete e buona visione a tutti!

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Linda Vassallo

Caporedattrice Sezione di Musica

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