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I fatti e gli eventi che vanno dal

22 Aprile al 12 Ottobre

sono disponibili nella nostra

MACCHINA DEL TEMPO 1.0

30 Novembre 1979: I Pink Floyd pubblicano The Wall.

Era il 30 novembre 1979, quando i Pink Floyd diedero alla luce quello che divenne uno dei concep talbum più acclamati di tutti i tempi, The Wall. L’album si snoda in 26 tracce, ognuna delle quali rappresenta un tassello della storia di Pink, personaggio fittizio basato sulle esperienze dello stessoWaters ed in parte su quelle di Syd Barrett. Pink è una rockstar che vede la sua esistenza condannata all’isolamento da un muro insormontabile, fatto da mattoni che rappresentano i traumi della sua vita. Una vera e propria opera rock, insomma, che affronta temi come l’incomunicabilità, la paura, il fantasma della guerra, la dipendenza.

L’uscita dell’album fu anticipata dal lancio del singolo Another Brick In The Wall Pt.2, che in Inghilterra, in una sola settimana, raggiunse il numero uno in classifica. 

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Tra i più celebri della band, questo brano s’incentra sul sogno del protagonista di una ribellione studentesca contro gli insegnanti troppo severi. La canzone fu infatti utilizzata come inno dagli studenti sudafricani in occasione della rivolta di Elsie’s
River, organizzata per protestare contro la propaganda razziale.
Si racconta che The Wall fosse stato concepito dall’ingenio di Roger Waters conseguentemente ad una lite con alcuni spettatori durante un tour in Canada. L’album raggiunse mezzo milione di copie già ad un
mese dall’uscita, registrando un grandissimo successo.
Memorabile e simbolico rimane il Live in Berlin del luglio 1990, con il quale venne celebrata la caduta del Muro, che per anni aveva diviso la Germania.

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Linda Vassallo

 

 

11 Novembre 1918: La fine di un incubo ?

Novembre 1918, l’Impero Tedesco è prossimo alla fine. Dopo aver fallito l’offensiva di primavera (Kaiserschlacht), dovette subire altre sconfitte come a St. Miheil e nelle Argonne da parte delle forze alleate, cui si erano aggiunti gli Stati Uniti. Intanto, i civili soffrivano la fame, il freddo e scarsità d’igiene dovuta ai razionamenti dei beni di consumo. Tutto questo provocò migliaia di morti per fame e stenti, ma tante altre per un’epidemia d’influenza che si manifestò a causa della penuria d’igiene.
Il 29 settembre il governo tedesco iniziò le trattative per la resa, ma solo il 3 novembre si raggiunse un accordo con il presidente americano Wilson. Nello stesso giorno, i marinai di Kiel e Wilhelmshaven si ammutinarono dopo aver ricevuto l’ordine di prepararsi per un’ultima grande battaglia e portarono il disordine nelle due città.

Il 7 novembre i francesi trasmisero le istruzioni via radio affinché si presentasse una delegazione tedesca. La delegazione arrivò a Rethondes e chiese il giorno successivo le 

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Termina la ww1

condizioni dell’armistizio, ma a causa dei divieti di accesso alla radio e di transito non poterono comunicarle prima del 10.
Il giorno precedente, il Kaiser Guglielmo II, avendo perso il sostegno dell’esercito e della marina, abdicò dopo aver accettato i termini della resa fuggì in Olanda, mentre la sua famiglia rimase a Berlino. 
L’11 novembre, la delegazione tedesca capeggiata dal diplomatico Erzberger e dal generale Hindenburg e quella alleata dell’ammiraglio Wemyss e dal maresciallo Foch si incontrarono alle 2:05 del mattino a bordo di un vagone ferroviario nella foresta di Compiégne. Le condizioni equivalevano a una disfatta totale, la Germania doveva:
- Evacuare il Belgio, la Francia, l’Alsazia - Lorena, il Lussemburgo e i territori che aveva occupato nell’Europa orientale;
- Smobilitare le truppe in territorio tedesco fino a 40 km a est del Reno;
- Concedere agli Alleati il diritto di accesso ai territori polacchi attraverso Danzica, nel Baltico;
- Disarmo delle forze aeree e navali;
- Consegnare gran parte del suo armamento, cinquemila locomotori, centocinquantamila carri ferroviari e cinquemila motocarri insieme ai pezzi di cambio.

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La Germania, riuscì a garantirsi una riduzione della quantità di armi ed equipaggiamenti che dovevano consegnare alle potenze vincitrici.
La cessazione delle ostilità fu firmata alle 5:10 del mattino ed entrò in vigore alle 11:00. La guerra era finita, ma non miglioro le condizioni dei vinti e dei vincitori : la Germania soffriva di fame, miseria, disoccupazione, scioperi, disordini interni,ponendo le basi per la nascita del nazionalsocialismo; mentre un epidemia d’influenza spagnola imperversava in tutta Europa.
La fine della Prima Guerra Mondiale, la Grande Guerra che doveva porre fine a tutte le guerre, creò i presupposti per lo scoppio di un'altra tragedia, dopo solo venti anni.

Michela Bianco

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11 Novembre 1974: E' NATA UNA STELLA!

BIOGRAFIA E PERSONAGGI DI LEONARDO DICAPRIO.
Quarantaquattro anni fa nasceva una delle celebrità più famose di Hollywood: Leonardo DiCaprio.
E' conosciuto dai più per alcuni motivi: il suo ruolo in Titanic, l'oscar mai preso (fino al 2016), la lotta con un orso in Revenant... e battute e meme si sprecano al riguardo.

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Ma chi è veramente Leonardo DiCaprio?

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Appare per la prima volta sullo schermo ad appena diciassette anni, in Critters 3, ma è con Voglia di ricominciare (in compagnia di Robert DeNiro) e Buon Compleanno Mrs. Grape (con un giovanissimo Johnny Depp) che Leonardo DiCaprio inizia la sua carriera, rivelando già da ragazzino la capacità di 

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DiCaprio

intepretare ruoli intensi e drammatici, con una vena isterica più o meno marcata.
E da questi ruoli non si distacca quasi mai: ogni suo personaggio è caratterizzato da una calma apparente, da una solitudine inspiegabile che ad un tratto rivela, in modi inaspettati, la sua profonda natura: un carattere a tratti squilibrato ed esagitato, scatti d'ira violenti e crisi isteriche che gli impediscono di creare legami saldi con gli altri personaggi che lo circondano, che siano fidanzate, amici o figli.
Lo ricordiamo in La maschera di ferro, in cui interpreta allo stesso tempo Re Luigi XVI di Francia e il suo gemello, Filippo. Ed è in Luigi che riconosciamo le caratteristiche sopracitate: un sovrano freddo, crudele e insensibile che non si fida di nessuno, al punto di far rinchiudere il suo gemello in carcere, con una maschera di ferro sul volto.

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Anni dopo lo ritroviamo, insieme a Matt Damon, in The Departed: qui interpreta William Costigan, un agente sotto copertura infiltrato nella gang mafiosa di Costello (Jack Nicholson); Will è un ragazzo giovane e ribelle, capace di reagire sottopressione e per questo affidato ad un compito tanto delicato. Ma è grazie a questo incarico che William cambia profondamente, al punto di non riuscire a capire lui stesso chi sia veramente, e rivelando i tratti più oscuri del suo carattere, che lui stesso non sapeva di avere.
Gli elementi caratterizzanti dei suoi personaggi tornano in Revolutionary Road, una storia drammatica di una coppia in crisi: il personaggio di Frank risulta instabile, incline alle crisi di nervi e alla violenza.
Ma il culmine viene raggiunto dall'attore statunitense con Shutter Island: qui, il personaggio intepretato non è più un uomo incline alla pazzia, ma un vero e proprio pazzo che non si rende conto di esserlo. Ed è qui che DiCaprio dà il meglio di sè.

Alla stessa categoria di personaggi appartengono The Wolf of Wall Street, Inception, Blood diamond, Il grande Gatsby... ma DiCaprio non ha sempre interpretato ruoli di questo tipo.
È un ragazzino innamorato in Titanic, un giovane Romeo in Romeo+Giulietta, un criminale con abilità fuori dal comune in Prova a prendermi... ruoli che rivelano la sua versatilità di attore, ma che tuttavia non sono così "completi" come quelli elencati in precedenza.

Per chi fosse interessato alla sua vita privata, Leonardo DiCaprio è un attivo ambientalista, si batte per la salvaguardia di biodiversità e animali in via di estinzione, e ha preso parte a tre documentari.
Per quanto riguarda la sua vita sentimentale, possiamo dire che rispecchi a grandi linee quella dei grandi personaggi da lui intepretati: non ha mai avuto legami stretti e ha dichiarato che per il momento non ne vuole.
Nel 2016 prende il fatidico Oscar come miglior attore per Revenant, anche se non è stata una sorpresa: vi erano infatti rumors, nei giorni precendenti la Notte degli Oscar, sulla papabile vittoria della statuetta da parte di Leonardo DiCaprio. E di sicuro Revenant non è stato uno dei film più memorabili di DiCaprio, ve ne sono stati molti altri che gli avrebbero dato diritto a un Oscar. 

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Comunque sia, statuetta o meno, DiCaprio rimane uno degli attori principali del cinema americano, ha collaborato con registi importanti come Tarantino, Spielberg, Cameron, Luhrmann e soprattutto Scorsese (che ha diretto ben cinque film in cui l'attore compare) e ha una stella in The Walk of fame di Los Angeles.

Michela Bianco

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10 Novembre 1928: Novant’anni di Ennio Morricone.

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Ennio Morricone

Ennio Morricone scrisse i suoi primi lavori concertistici alla fine degli anni ’50. Dopo aver lavorato come arrangiatore per la RAI, iniziò la sua carriera come compositore di musica nel 1961 con il film “Il Federale”. 
Dal 1960 lavorò con moltissimi registi italiani e internazionali come Giuseppe Tornatore, Roman Polanski, Pier Paolo Pasolini, Sergio Leone, i cui western gli valsero la fama mondiale. Nel 2015 collaborò anche con Quentin Tarantino per la colonna sonora di “The Haithful Eight”. Dal 1946 ad oggi ha composto più di 500 melodie per il cinema e la televisione. Durante la sua carriera ha ricevuto numeri riconoscimenti tra i quali il Leone d’oro (2003), l’Oscar (2003) e l’Academy Honorary School (2007).

Alcune delle sue colonne sonore più note:

- “Alla scoperta dell’America” (1961); 

- “Il buono, il brutto e il cattivo” (1966);

- “C’era una volta il West” (1968); 

- “Cinema Paradiso” (1988); 

- “The Hateful Eight” (2015).

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Chiara Costa

Ufficialmente la riunificazione della Germania è datata il 3 ottobre 1990, ma furono i fatti dell’anno precedente a segnare la storia tedesca. 
Erano ormai 28 anni che il muro divideva fisicamente da nord a sud la capitale in Berlino ovest, sotto il controllo della Repubblica federale tedesca, mentre Berlino est faceva parte della Repubblica Democratica tedesca. Più di ogni altro paese in Europa, la Germania era stata il simbolo della divisione del mondo in due blocchi, era la rappresentazione di quella “cortina di ferro” di cui parlava Winston Churchill, nel suo discorso del 5 marzo 1946. Per tutto il corso della guerra fredda, il paese tedesco era stato sempre al centro delle discussioni tra le due super potenze, 
terreno di frizioni che sembravano

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9 Novembre 1989, ore 18.53: La Caduta del Muro di Berlino

Cade il Muro di Berlino

sul punto di scatenare un nuovo conflitto, come accadde nella vicenda del blocco di Berlino (24 giugno ’48 – 11 maggio 1949), dove l’URSS decise di chiudere ogni accesso alla parte ovest della città (in quanto la città stessa si trovava nella zona di competenza sovietica) in risposta al rifiuto del presidente statunitense Truman di far pagare alla Germania ovest le riparazioni della guerra. Sicuramente l’erezione stessa del muro può considerarsi un altro punto di frizione tra i due blocchi, sebbene poi fu una decisione presa dalla DDR per cercare di frenare le ondate di emigranti berlinesi verso ovest. Nel corso della sua esistenza poi, il muro ha visto centinaia di persone che hanno tentato di scavalcarlo (al di là dei pochi punti di accesso come il famoso check-point Charlie), si conta che circa 5000 persone riuscirono ad entrare in Berlino ovest, mentre qualche centinaio morì nel tentativo, senza contare i feriti. Paradossalmente fu proprio la divisione della città a non fiaccare l’animo dei suoi cittadini, ma anzi ne accrebbe la determinazione alla riunione con i propri fratelli della parte ovest. Comunque per due decenni la città rimase divisa ed entrambe furono un po’ la “cartolina” delle rispettive situazioni sociali, economiche, politiche dei due blocchi; sicuramente fu la strategia statunitense a fare apparire Berlino ovest come uno dei gioielli del mondo occidentale: all’avanguardia, tecnologica, ricca di fermento culturale e turistico, dinamica. Dall’altra parte del muro invece si poteva scorgere una Berlino est molto meno dinamica, più stagnante se vogliamo, riflesso dell’incapacità del blocco sovietico di modernizzare istituzioni e tecnologie, basti fare un esempio con i beni di consumo di massa, meno numerosi e più datati rispetto a quelli che si potevano trovare al di là del muro. Fu proprio il tentativo di rinnovamento del blocco comunista che finì per distruggere il muro e ciò di cui ormai era simbolo. Michael Gorbaciov con la sua perestrojka rese possibile, seppur involontariamente una riunione della capitale. Negli ultimi due anni la Polonia aveva acquistato una maggiore autonomia grazie a nuove elezioni che , nonostante il mantenimento della guida comunista, permisero la formazione di un governo di coalizione. L’Ungheria seguì subito l’esempio polacco, ottenendo più autonomia, uno dei primi provvedimenti che presero i vertici ungheresi fu quello di togliere il filo spinato che segnava il confine con l’Austria. Questo innescò a sua volta la fuga di tedeschi della DDR verso la RTF passando appunto per l’Ungheria. A questo punto la situazione divenne imbarazzante per i vertici della repubblica democratica, che decisero di approvare dei permessi per viaggiare nella parte ovest. 

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Era il 9 novembre del 1989, durante una conferenza stampa Gunter Schabowski, ministro della propaganda, dichiarò che i berlinesi dell’est avrebbero potuto attraversare il confine, anche se in realtà il ministro non era stato informato sui temi e sui modi con cui questo provvedimento sarebbe entrato ufficialmente in vigore. Alle 18:53 il corrispondente per ANSA, Riccardo Ehrman, chiese da quando il provvedimento sarebbe stato effettivo. In risposta Schabowski disse che l’ordine di aprire i posti di blocco sarebbe diventato efficace immediatamente. Di fronte alla fiumana di persone che si accalcarono ai posti di blocco le guardie sovietiche non poterono fare nulla, migliaia di berlinesi dell’Est, che avevano appreso la notizia dalla televisione o per radio si riversarono in Berlino Ovest dove li accolsero festeggiando per le strade della capitale. Come già annunciato in apertura la Germania fu unificata l’anno seguente, ma fu il 9 novembre del 1989 il giorno in cui i picconi berlinesi distrussero il muro.

Nicolò Zanardi 

Bibliografia:
P. Bushkovitch, Breve storia della Russia dalle origini a Putin, Torino 2013.
S. Luconi, La “nazione indispensabile” storia degli Stati Uniti dalle origini a oggi, Milano 2016.
G. Sabbatucci, V. Vidotto, Il mondo contemporaneo dal 1848 ad oggi, Bari-Roma 2008.

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Immagini:
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5 Novembre 1605: JOHN JOHNSON "GUY FAWKES"

“Remmember, remember 
the fifth of november,
the gunpowder treason and plot.
I know of no reason
why the gunpowder treason
should even be forgot.”

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5 novembre 1605

E' la notte tra il 4 ed il 5 Novembre 1605 e “John Johnson” Guy Fawkes viene catturato negli scantinati del Palazzo del Parlamento inglese a Londra: con lui vengono trovati 36 barili di polvere da sparo. Finisce così la congiura ordita da un gruppo di cattolici anglosassoni capitanati da Robert Catesby, il cui scopo era quello di far esplodere parte del Parlamento ed assassinare Re Giacomo I, assieme al suo Governo, colpevoli della promulgazione del decreto di espulsione di gesuiti e cattolici dal Regno. Traditi da una lettera anonima, i congiurati sopravvissuti alle rispettive catture vennero processati ed impiccati il 30 ed il 31 gennaio del 1606. 

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Seppur fallito, questo tentato atto terroristico divenne, col passare dei secoli, una vera e propria impresa tanto da renderne l'esecutore Guy Fawkes un eroe piuttosto che un criminale. Ispirato da tale vicenda Alan Moore, autore e fumettista inglese, realizzò il suo Graphic Novel “V per Vendetta” (dal quale venne tratto un film nel 2005 diretto da James McTeigue dal quale Moore si dissociò totalmente dalla produzione), il cui protagonista porta una maschera raffigurante il volto Fowkes. Di quella notte ormai è rimasta solo una filastrocca, cantata dai bambini per le strade di Londra, la mattina del 5 di Novembre in ricordo di un impresa che, indipendentemente dai reali scopi, andava comunque ricordata. 

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Tommaso Debernardis

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Fonte immagini
Immagine 1: https://it.wikipedia.org/wiki/Guy_Fawkes…
Immagine 2: illustrazione di
Tommaso Debernardis

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2 Novebre 1977: GABRIELLA PESSION

Nata negli Stati Uniti il 2 novebre 1977, Gabriella Pession è un'attrice italiana dalla natura poliedrica e sfaccettata che la rende idonea a vari tipi di ruoli, da quello drammatico a quello comico. Ed è proprio con una commedia che nel 1997 esordisce sullo schermo, con il film Fuochi d'artificio di Leonardo Pieraccioni.

Un modo di recitare inconfondibile e una sensualità travolgente sono ciò che più la caratterizza, rendendola riconoscibile anche nei panni di personaggi completamente diversi tra loro: eccentrica, esuberante e particolare ne "L'uomo perfetto", tragica, enigmatica e di classe ne "Il sistema", solo per citarne un paio.

Negli ultimi anni è apparsa in numerose fiction della Rai, e in primavera tornerà su Rai Uno con la seconda stagione de "La porta rossa", ambientata a Trieste, in cui ricopre il ruolo di un magistrato  che cerca di far luce sull'assassinio del marito.

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Gabriella Pession

Gabriella Pession è anche testimonial dell'ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali), ha posato come modella e da ragazza è stata pattinatrice artistica che le ha permesso di girare il mondo grazie alle gare agonistiche.

Che dire, una donna dalle mille risorse che definire attrice è riduttivo.

Michela Bianco 

1° Novembre 1604: OTELLO, IL MORO DI VENEZIA

Il 1° novembre 1604, sul palco del Whitehall Palace di Londra, viene messo in scena l'Otello di William Shakespeare, tragedia composta dall'autore l'anno prima.

La tragedia è forse una delle più conosciute di Shakespeare per via delle sue tematiche molto forti che, anche a distanza di oltre quattrocento anni, possono definirsi attuali.

La tragedia fa perno sul dubbio instillato da Iago a Otello che la moglie Desdemona lo tradisca, e sulla sua abilità nel manipolare eventi e persone per raggiungere i suoi scopi. Scopi che, tuttavia, non sono per nulla chiari.

Otello, con il suo carattere impulsivo e la sua fiducia malriposta in Iago, diventa il simbolo della gelosia, morbosa al punto di spingerlo all'omicidio della moglie, e poi al suicidio.

Iago, invece, rappresenta l'astuzia, la cattiveria ingiustificata e la natura umana subdola e calcolatrice.

Il dualismo tra questi due personaggi, che si rivelano opposti a come appaiono, è amplificato dal colore della pelle:

Iago, di pelle bianca, dovrebbe rappresentare l'uomo buono, mentre Otello, detto "il moro", dovrebbe essere il cattivo. Eppure, Shakespeare ha deciso di capovolgere la convinzione classica della caloscagazia attribuendo a Iago il ruolo di subdolo e ipocrita e a Otello quello di uomo nobile d'animo. Una scelta che per il secolo in cui venne proposta era a dir poco azzardata.

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Otello

Il finale della tragedia lascia il pubblico perplesso per quanto riguarda la motivazione che ha spinto Iago a mettere Otello contro tutti, portandolo a dubitare di chiunque tranne dell'unica persona di cui avrebbe veramente dovuto farlo: Iago. E Iago stesso si rifiuta di dire perchè ha agito in quel modo:

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IAGO "Don’t ask me anything. You know what you know. From this moment on, I’ll never say another word".

IAGO "Non chiedetemi nulla. Sapete quel che sapete, d'ora in poi non aprirò più bocca".

 

Il regista Oliver Parker, che diresse la celebre versione cinematografica con Kenneth Branagh del 1995, tentò di spiegare la natura di Iago con la favola indiana della rana e dello scorpione:

Uno scorpione chiese a una rana se potesse portarlo da una riva all'altra del fiume. La rana, seppur riluttante, decise di aiutare lo scorpione, ma durante il tragitto lo scorpione punse, senza motivo, la rana, ed entrambi morirono.

Questa favola rispecchia quasi alla perfezione il rapporto tra Iago e Otello: Iago porta al suicidio Otello, che in lui aveva riposto la massima fiducia. Quando le azioni di Iago vengono alla luce, egli viene arrestato e condotto via. Ciò che ha spinto Iago ad agire con tale cattiveria è ignoto, proprio come è ignoto il motivo per cui lo scorpione ha punto la rana. E proprio come lo scorpione, anche Iago è destinato ad una fine non meno spiacevole di quella di Otello.

La spiegazione del regista è che Iago sia cattivo e crudele per indole, e che abbia agito in questo modo per natura, senza un reale motivo.

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Le trasposizioni cinematografiche di Otello sono molteplici, e tra le migliori ricordiamo il già citato Othello di Parker, e Otello di Franco Zeffirelli. Immancabile è anche l'opera lirica di Verdi.

Michela Bianco

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24 Ottobre 1917: Caporetto, la Disfatta che permise la Riscossa Italiana

Dopo aver conquistato alcune postazioni sulla Bainsizza, sul Monte Santo e Monte San Gabriele nell’undicesima battaglia dell’ Isonzo, il Regio Esercito Italiano si ritrovò ad avere meno soldati e tanti uomini stremati, non solo per la guerra, ma anche per l’autoritarismo e per la severa disciplina a cui erano sottoposti dai loro comandanti.
Dopo essersi ritirati nelle loro ultime postazioni difensive, gli austroungarici chiesero l’aiuto dei loro alleati tedeschi, i quali inviarono sei divisioni di rinforzo, pretendendo però di tenere il comando dell’operazione; agli austriaci invece fu lasciato un ruolo di appoggio.

Riunite quindici divisioni nella XIV armata, i tedeschi progettarono di assaltare la zona di Tolmino obbligando gli italiani a retrocedere sul fiume Tagliamento. I piani invece per un contemporaneo attacco in Trentino furono accantonati, anche se servirono per un depistaggio delle operazioni di spionaggio italiane.

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Caporetto

Le forze degli Imperi Centrali, tuttavia, non disponevano né delle forze, né dei mezzi necessari per ottenere un successo totale dell’operazione.
Dopo due giorni di ritardo per via del maltempo, il 24 ottobre, cominciò l’offensiva austro tedesca con un violento bombardamento che durò quattro ore. I tedeschi utilizzarono in gran numero granate a gas, soprattutto nella zona della conca di Plezzo. L’esercito imperiale tedesco avanzò di 19 km da Tolmino e Plezzo e ,dopo aver superato l’Isonzo, conquistò Caporetto, seguita tre giorni dopo da Cividale (difesa dalla III armata italiana) e Gorizia: quest’ultima conquistata dalla V armata austroungarica.

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Il 29 ottobre cadde in mano ai tedeschi Udine, dove era stanziato il comando del generale Cadorna, il Capo di Stato Maggiore Italiano. Tuttavia, a causa di problemi logistici, gli austroungarici respinsero gli italiani oltre il Tagliamento solo il 2 novembre.

Il 4 novembre, Cadorna ordinò la ritirata fino al Piave, il fiume che era stato attraversato dal Regio Esercito il 24 maggio 1915 dopo aver dichiarato guerra agli Imperi Centrali e che nel 1916 Cadorna aveva scelto come ultima linea difensiva. Cinque giorni dopo, gli austro tedeschi superarono il fiume Livenza e dal Trentino si unirono all’offensiva 2 divisioni austroungariche che conquistarono Asiago.

Tra gli ufficiali tedeschi si distinse un giovane tenente degli alpenkorps (corpo alpino tedesco), che al comando di sei compagnie conquistò il caposaldo italiano del Monte Matajur e avanzò di quasi 20 km in quarantotto ore su Longarone. Il risultato ottenuto fu la cattura di 10000 prigionieri, 200 mitragliatrici pesanti, 81 cannoni da montagna, 600 muli e più di 250 automezzi. Il suo nome era Erwin Rommel, la futura “volpe del deserto”, che per quest’azione fu il più giovane ufficiale tedesco a ottenere la più alta onorificenza dell’Impero Tedesco, l’Ordine Pour Le Mérite.

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Nonostante i successi ottenuti contro gli italiani, gli eserciti austro tedeschi cominciarono a rallentare la loro avanzata poiché le linee di rifornimento erano sempre più lunghe e mancavano anche le truppe di riserva.
L’offensiva terminò il 12 novembre, ma ci furono altre battaglie lungo il Piave fino al 14 novembre. Le perdite del Regno d’Italia furono di 96 km di terreno e più di 300.000 soldati tra morti, feriti e prigionieri; Cinquantamila per gli Imperi Centrali.
Nel 1918, nell’anniversario della disfatta di Caporetto, l’esercito italiano intraprese un’offensiva contro l’Austria - Ungheria, facendo crollare le linee di difesa austriache nella battaglia di Vittorio Veneto e costringendo alla resa l’Impero Austroungarico il 4 novembre.

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Cesare Grande

Erwin Rommel

Fonti
Focus Storia Wars N°11- La guerra in montagna;
Guerre e Battaglie – La Prima Guerra Mondiale vol. 2 – ed. Mondadori 2010
https://cronologia.leonardo.it/storia/biografie/rommel6.htm

24 Ottobre 1929: Il Giovedì Nero

Durante la campagna elettorale del 1928 Herbert Hoover, futuro presidente degli Stati Uniti (1929-33), afferma che il paese è ad un passo dallo sconfiggere la povertà. Effettivamente le sue parole erano giustificate dall’andamento positivo degli indicatori economici degli anni ’20, ma nella realtà la situazione stava per assumere contorni tutt’altro che rosei.
Già da un paio di anni alcuni segnali avevano “avvertito” gli addetti ai lavori della fine del periodo di espansione e l’inizio di una fase di recessione; per esempio a partire dal 1926 vi fu un brusco crollo dei prezzi di terreni edificabili in Florida, il cui valore era stato gonfiato dalle speculazioni; l’anno seguente era decisamente visibile un netto rallentamento dell’edilizia, che fino ad allora aveva goduto di una grossa fetta del boom degli anni ’20; altro segnale può essere individuato nella stagnazione dei nuovi settori che nell’ultimo decennio avevano dominato il mercato, ovvero quello dell’automobile, quello dell’elettricità e dei nuovi elettrodomestici. A questo va ad aggiungersi che le autorità monetarie aumentarono la quantità di denaro in circolazione e ridussero i tassi di interesse, incoraggiando così gli acquisti a credito (e i pagamenti rateali), gli investimenti in azione e la speculazione borsistica. Così facendo il prezzo delle azioni si impennò in modo del tutto separato dalla reale crescita del fatturato delle aziende. Come se non bastasse ad un aumento dei prezzi non

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Giovedì Nero

seguì un conseguente aumento dei salari, il che diede ulteriore carne al fuoco alla sperequazione della ricchezza nazionale; l’unico palliativo adottato fu l’acquisto rateizzato dei vari beni di consumo. La speculazione fu un’altra delle cause della depressione in quanto le azioni venivano acquistate a “margine”, ovvero il compratore non le pagava ma aspettava che salissero di valore per poi rivenderle. In questo modo il valore di quelle azioni saliva per la grossa richiesta di quelle stesse azioni. Alcuni operatori ed investitori che si erano resi conto che la borsa stava perdendo contatto con la realtà iniziarono a liquidare le azioni in loro possesso, la caduta della borsa dell’ottobre del ‘29 ne fu una conseguenza, anche se la ragione più immediata fu il ritiro di capitali da New York per essere reinvestiti a Londra, dove il tasso di interesse aveva appena subito un grosso rialzo. In poco tempo il tutto si trasformò una corsa alla vendita (tutti vendevano e nessuno comprava) condita da una cera dose di panico: durante il “giovedì nero” furono scambiati 13 milioni di titolo, cinque giorni dopo 16 milioni. In pochi giorni le azioni divennero carta straccia, chi aveva investito i risparmi si trovò senza un soldo. Le conseguenze, immediate e non, furono catastrofiche: nel corso dei quattro anni successivi il Pil diminuì fino alla contrazione del 13,4% nel 1933 (rispetto al 1929), la ricchezza nazionale si ridusse di un terzo; un quarto dei lavoratori perse il lavoro; gli stipendi furono ridimensionati; quasi cinquemila banche fallirono, mandando in fumo i risparmi di circa 9 milioni di persone (vennero “bruciati” più di 2 miliardi di dollari); il valore delle azioni scese del 80%. Centinaia di migliaia di americani provarono sulla loro pelle povertà e fame. Spesso ci si spostava abusivamente da una parte all’altra della nazione per trovare un’occupazione momentanea, quasi un milione di persone viveva in una sorta di baraccopoli dopo aver ricevuto lo sfratto a causa dei mancati pagamenti di affitto. La crisi fu aggravata e totale nei suoi contraccolpi internazionali. â€‹

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Nell’Europa del dopoguerra, impegnata nella ricostruzione delle varie economie, gli Usa giocarono un ruolo cruciale con il piano Dawes, esteso anche alla Germania. Circa 1 miliardo di dollari arrivo in Europa, il 90% di questi soldi venne utilizzato per acquistare prodotti americani, sostenendo quindi la prosperità e le esportazioni negli Usa, che a loro volta compravano dal resto del mondo il minimo indispensabile. Questa situazione fu aggravata dopo il 1929, a causa del rincaro sui dazi doganali imposte dall’amministrazione statunitense, questo di tradusse in una riduzione dei prestiti ai paesi europei, che per proteggere le proprie economie emularono le politiche protezionistiche d’oltreoceano, facendo crollare le esportazioni americane. La crisi raggiunse il suo apice nel quinquennio 1929-33, le conseguenze che ne scaturirono segnarono profondamente gli avvenimenti che dei decenni seguenti in tutto il mondo, sia dal punto di vista economico, sia da quello sociale, che da quello politico. Era il 24-10-1929 e nelle sale Wall Street si assisteva al “giovedì nero”, il crollo della borsa.

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Nicolò Zanardi

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Bibliografia
Testi. A., il secolo degli Stati Uniti, Mulino, Bologna 2014.
Luconi S., la nazione indispensabile, la storia degli Stati Uniti dalle origini a oggi, Mondadori, Milano 2016. 
Hobsbawm E., il secolo breve 1914-1991, Bur Rizzoli, Milano 1997.

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